Dopo l’Olanda sono subentrate Austria, Svezia e Finlandia nel ruolo di forti antagoniste di Italia e Paesi del sud che vivono il momento con grande difficoltà e che per questo si auspicano la nascita d uno strumento come ì Recovery Fund. L’ obbiettivo, di quelli che vengono definiti Paesi Frugali, è di scendere dai 740 miliardi previsti a meno di 400 miliardi di euro. Un taglio di quasi il 50% che non permetterebbe all’Unione di supportare degnamente le attività dei singoli Paesi Europei. Ancora più drastico il primo ministro svedese Stefan Lofven che chiede un massimo di 150 miliardi di euro, secondo quanto riportato dall’Ansa. Il cancelliere Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron hanno sostenuto la maggior parte degli aiuti disponibili per proteggere le finanze pubbliche delle nazioni del sud, e in particolare l’Italia, dalle ricadute della pandemia e hanno vinto il sostegno della maggior parte dei paesi coinvolti nei colloqui . La posta in gioco non è solo la quantità di fondi che verranno assegnati ai paesi, ma la capacità dell’UE nel suo insieme di offrire una significativa solidarietà ai suoi 27 membri e promuovere un’integrazione finanziaria senza precedenti. Il presidente del Consiglio Charles Michel, che presiede le riunioni, ha detto ai leader che non potranno lasciare l’edificio senza un accordo. Continua ad essere alta la preoccupazione dei Paesi più rigidi che stati come L’Italia non mantengano gli impegni di destinazione ed investimento dei fondi che dovessero ricevere. Insomma, Quota 100 e reddito di cittadinanza pesano ancora nel novero dei “fatti poco raccomandabili” dal punto di vista dei conti pubblici italiani. L’Olandese Rutte ha insistito, secondo Bloomberg, sul fatto che non consentirà ai membri del sud più colpiti dal virus di ricevere il denaro senza presentare le dovute garanzie che i soldi andranno, come previsto, a progetti che miglioreranno le loro economie. Altri paesi e la commissione, che tradizionalmente sorveglia i piani di spesa nazionali, sono invece preoccupati che troppi vincoli renderebbero il fondo non realizzabile e accumulerebbero problemi politici per il futuro. Insomma, mentre nel pomeriggio la ratifica dei Recovery sembrava quasi scontata ad adesso lo stallo sembrerebbe continuare. Non manca l’ottimismo, ma, ad adesso l’unica certezza è di come i Fondi per l’ Europa non esistano ancora. Questa rappresenterebbe una situazione di gravissimo disagio per il nostro Paese impossibilitato ad utilizzare masse finanziarie pro domo nostra.