Per le banche italiane non c’è mai pace. Sembra proprio essere arrivati alla redde rationem. Un momento di profonda trasformazione, o anzi, di profonda rivoluzione. Nel giro di qualche mese tutto quello che conoscevamo delle banche potrebbe cambiare radicalmente, e non solo nel nostro paese.
In Italia però restano nodi importanti da sciogliere, sia di natura finanziaria che di politica economica interna ed europea. Il Monte, Banca popolare di Bari e l’avvento di novità straordinarie come quella rappresentata dall’apertura sul mercato italiano di una banca come la spagnola BBVA, possono rappresentare delle radicali condizioni di cambiamento.
Ma vediamo nel dettaglio cosa sta accadendo:
Banche italiane: il caso Mps
Non è ancora assolutamente chiaro quale sarà il destino della banca più antica al mondo. I numeri parlano chiaro: ci sarà bisogno di un aumento di capitale che supererà abbondantemente i 3 miliardi. E’ giusto continuare ad alimentare un “pozzo senza fondo” con i soldi dei contribuenti italiani? Vedremo. Ma la gestione del Monte, è orma chiaro, rappresenterà la prova più importante da parte del Governo Draghi, sia in termini di politica economica che di finanza e di politica interna.
Banca Popolare di Bari
All’inizio del mese scorso gli oltre 2.700 azionisti che si erano costituiti parte civile contro l’istituto pugliese avevano a lungo protestato contro la sentenza del tribunale che, a loro avviso, non li tutelava affatto. Ma oggi arriva un’altra notizia clamorosa: i vertici dell’istituto pugliese sono stati sentiti dalla commissione di inchiesta sul sistema bancario e finanziario per il rapporto costi/ricavi arrivato al 155%.
Questo significa che i costi sono strutturalmente superiori alle entrate e quindi la banca di fatto non si sostiene da sola. Il rapporto costi/ricavi per essere sostenibile dovrebbe essere inferiore al 100%, per cui si intuisce come l’attuale confronto tra ciò che la banca produce in termine di utili e quello che determina in termini di costi non permetta di guardare al futuro con sufficiente serenità.
Oltretutto, questa condizione, potrebbe indurre anche ad una applicazione non congrua di commissioni nei confronti della clientela stessa. Insomma la situazione sembra essere davvero complicata.
BBVA
Se quella dei Monte dei Paschi rappresenta la notizia sottostante il mondo bancario ormai da anni; e se quella relativa alla Popolare di Bari rappresenta invece la notizia del giorno, l’ingresso sul mercato italiano del BBVA, uno dei più grossi istituti di credito spagnoli, rischia di diventare la vera killer application di un sistema, quello bancario, che si credeva intoccabile e non contaminabile dall’esterno.
Qualche anno fa in un’intervista, l’allora presidente dell’BBVA Francisco Gonzales dichiarò che la digitalizzazione avrebbe radicalmente trasformato il sistema bancario mondiale. Disse testualmente: “Nel mondo resteranno poche decine di banche digitali”. Gonzales probabilmente non immaginava che la sua profezia corresse più veloce di quanto lui stesso immaginasse.
Tuttavia l’accelerazione dettata dalla pandemia in tema di digitale ha invece abbattuto le barriere del vecchio mondo del credito ancor più in fretta di quanto si pensasse. E così, al BBVA è bastata aprire una sede ufficiale ed un sito web per diventare in un lampo una delle più grandi banche del paese, del nostro paese, l’Italia.
Insomma, se immaginavamo una profonda trasformazione delle banche italiane legata esclusivamente a fusioni e incorporazioni di istituti di credito tricolori, oggi invece dobbiamo apprestarci a raccontare una rivoluzione che ha bandiere e formule diverse.
Gli spagnoli del BBVA saranno soltanto i primi, ne arriveranno altri magari più grandi degli iberici stessi. Intesa e Unicredit che fino a qualche giorno fa sembravano i colossi del mercato italiano, potrebbero, diventare comprimarie di un gruppo di banche straniere di cui, fino a qualche giorno fa, i risparmiatori italiani neanche conoscevano l’esistenza.