Editoriali

BTP Italia: un record contro la crescita

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BTP Italia: uccide la crescita  e la libera impresa

La nazione chiama, il popolo risponde. 22,3 miliardi di euro. E’ una bella cifra quella raccolta con il BTPItalia in settimana, una cifra che ha fatto gonfiare il petto di molti, inorgogliti dall’aspetto patriottico della vicenda. La nazione chiama, il popolo risponde. A leggere anche i commenti qua e là sui social e sui quotidiani, sembrano molti quelli che concordano sul punto che il nostro Paese sia straordinariamente capace di rispondere ai momenti di difficoltà e di farlo da solo. Anch’io sono convinto che l’Italia abbia la forza per salvarsi da sola e l’ho anche scritto sulla copertina del nuovo numero del magazine che dirigo, Wall Street Italia, tuttavia sono convinto che la strada da percorrere sia completamente diversa da quella scelta attraverso il BTPItalia, anzi, sono convinto che il BTPItalia (non lo strumento in se per se) ma, quello che incarna e rappresenta (il concetto di  debito), porteranno il Paese direttamente nel baratro del fallimento.

Debito e Credito

L’Italia è il terzo più grande stato membro dell’UE e uno dei più fortemente indebitati. Quando è entrato nella crisi determinata dal Coronavirus lo ha fatto in una posizione fortemente vulnerabile.

Il debito, in percentuale del PIL, era al 134%, e si prevede che ora aumenterà fino al 160% entro la fine del 2020.  Ma in cosa si traduce tutto questo e perché rischia di incidere in modo tanto importante sulle sorti future dell’Italia e dei suoi cittadini?

Immaginate che ieri abbiate comperato la vostra prima casa e che l’abbiate pagata 250mila euro. Non avendoli, li avete chiesti in prestito, attraverso un mutuo, alla vostra banca. Quel debito lo ripagherete a rate (capitale più interessi) in un certo lasso di tempo e lo ripagherete a condizione di produrre ogni anno ricchezza (reddito) in grado di permettervi di vivere degnamente la vostra vita e di poter far fronte alle rate del mutuo. Quello che per noi chiamiamo reddito, per il Paese lo identifichiamo con il PIL. Il debito italiano è di circa 2500 mld ed è la somma di tutti gli impegni che il nostro Paese ha preso con banche, italiane e di altre nazioni nel mondo, e soprattutto con tanti italiani sottoscrittori di titoli di stato.

Così, come voi per il vostro mutuo, anche lo stato dovrà saper far bene i conti e cercare di contenere il debito in funzione della ricchezza (PIL) che produce. Ad una crescita del debito, dovrebbe far fronte un incremento del PIL, per fare in modo che il debito non diventi insostenibile.

Tornando al vostro mutuo da 250mila euro, sareste in grado di ripagarlo se il vostro reddito fosse sempre piĂą basso? Ci provereste, certo, ma dovreste rinunciare a tanto: vacanze, divertimenti, arredamento per la vostra casa, dovreste evitare di andare a cena fuori, ridurre le spese per i vostri figli, anche quelle legate alla loro istruzione. Insomma la vita diventerebbe sempre piĂą difficile, fatta sempre piĂą di privazioni.

E’ quello che sta succedendo all’Italia. Avendo un debito sempre più alto ed un PIL sempre più basso, c’è la necessità di fare sacrifici. Così non si costruiscono strade, scuole, non si fanno più investimenti, non ci sono soldi da dare a pioggia a chi ne ha bisogno. Ma non facendo più investimenti diminuisce sempre più la competitività e quindi ci sarà sempre più bisogno di chiedere aiuto a qualcuno, aumentando il debito, e diminuendo, giocoforza, sempre di più la capacità di produrre ricchezza.

Inoltre saremo sempre più succubi di nazioni più solide economicamente che spesso hanno anche ragione a non fidarsi dei”modi” della politica Italiana troppo spesso confusionaria.

Tutto chiaro?

Cosa dovrebbe fare l’Italia?

In questa fase legata alla Pandemia, c’è bisogno di denaro per alimentare famiglie e imprese, per questo si fa fatica ad abbassare il debito. Per cui bisognerebbe intervenire facendo crescere la ricchezza prodotta. Capite perché il BTPItalia peggiora le cose? Non è solo per i numeri che vedremo tra poco, ma anche per una questione mentale di approccio alla finanza.

La decisione del governo di finanziare i costi della pandemia  attraverso i BTP costringerà il Paese a ripagare questo nuovo debito di 22.3 mld a cui si aggiungeranno, nei 5 anni di durata del titolo, altri 1,6 mld di interessi passivi.

Ma in questo stesso periodo il reddito del Paese (PIL) sta precipitando verso il basso. Fino a più di dieci punti percentuali. Così con sempre meno soldi e con sempre più debito quale sarà la sorte del Paese?

A prescindere da ciò che ne dice una parte di politica italiana, gli aiuti            dell’Europa hanno permesso all’Italia di evitare di essere già in gravissima difficoltà. E’ la banca centrale europea che sta comperando buona parte dei titoli italiani, che altrimenti non avrebbero compratori, a scadenza, non a questi tassi d’interesse almeno. Ma quando la fase di rischio pandemico sarà archiviata, quando sarà tolta la coperta della BCE, cosa farà l’Italia? Come risponderà? Come farà l’Italia a far fronte a un onere del debito ancora più elevato?

Quando e se la BCE deciderĂ  di ridimensionare il proprio programma di allentamento quantitativo, tale supporto verrĂ  rimosso.

Inoltre, alcuni dei prestiti offerti dall’Unione Europea sono in realtà solo per quest’anno e dovrebbero essere mirati alla riduzione dei costi dei lavoratori e dell’assistenza sanitaria. Inoltre, senza investimenti, come sottolineavamo prima, non c’è crescita e se non c’è crescita, non c’è aumento del PIL, un PIL che già cresceva pochissimo, a prescindere dalla Pandemia.

Se quest’anno fosse confermato un calo del PIL del 10%  (ma le stime sono più pesanti), sarebbe come tornare indietro nel tempo a periodi in cui eravamo meno ricchi come Paese, torneremmo ai livelli di fine 1997, a 23 anni fa, una generazione fa. Ci sarebbe una perdita di ricchezza importante, ci sarebbe tanta disoccupazione. Vivremmo uno dei periodi più difficili della nostra storia ed i nostri figli ancor più di noi, perché è su di loro che ricadrà tutto li peso degli errori che stiamo facendo oggi. Se non agiamo in fretta sulla crescita, il debito sarà sempre più insostenibile, non saremo in grado di ripagarlo. Con i conti così come sono adesso, il MES è l’ultimo dei problemi.

Tra l’altro la gravità della nostra situazione è determinata anche dai nuovi parametri demografici che ci vedono come il Paese più anziano d’Europa ed il secondo nel Mondo dopo il Giappone, una condizione che ci rallenta, che ci impedisce di  “restare” in linea con la competitività necessaria  per recuperare  ricchezza.

Opzioni.

Alcune sono ancora più tristi di ciò che abbiamo raccontato finora.  Una persona non in grado di ripagare i debiti cosa fa? Mette in vendita i gioielli di famiglia.

Ebbene una parte importante dei nostri beni è in vendita. Alberghi, aziende, imprese. Stiamo vivendo “l’età del saccheggio”. Dall’estero

arrivano e comprano. Cinesi, americani, imprenditori del nord Europa. L’Italia è in vendita al miglior offerente e tanto sta già passando di mano. Non è un peccato? Ma lo sarà sempre di più.

L’altra opzione, quella che fa più paura, porta ad un prelievo forzoso nei confronti dei risparmi degli italiani.

Le prime stime parlano di un prelievo di oltre il 15%.

Chi dovesse avallare una cosa del genere metterebbe sul lastrico il Paese senza garantire a nessuno che servirĂ  a qualcosa. Soprattutto metterebbe sul lastrico questa nazione e la regalerebbe ai compratori.

L’Italia che cresce

Invece costruendo un fondo che investa sulle migliori imprese italiane, si potrebbe “raccogliere”,  non “prelevare forzosamente”. Oltre 300 mld di risparmi degli italiani potrebbero confluire su questo progetto di nuovo rinascimento italiano. Con una parte di questi si possono alimentare le spese correnti, con l’altra si potranno alimentare imprese e risparmi stessi. Completamente defiscalizzato potrebbe avere la struttura di un fondo chiuso, garantire un rendimento minimo che potrebbe crescere a scaglioni in relazione a ciò che il fondo sapesse produrre  in termini di redditività. Sarebbe il Fondo degli italiani, sarebbe davvero il fondo dell’orgoglio italiano, quello capace di far ripartire le imprese, l’occupazione, i consumi, di aumentare il PIL. Vincerebbero tutti. Addirittura lo stato potrebbe scegliere di  avere una proprio sim e far passare la commercializzazione per tutte le banche.   Si farebbe ripartire l’edilizia, si dovrebbero riaprire i Grandi Cantieri, si ridarebbe slancio, lavoro e positività ad un Paese che deve cominciare a programmare, a progettare, ad avere visione del futuro e contezza delle proprie potenzialità. L’Italia c’è.  E gli italianai?

Fiducia.

L’Italia c’è.

Manca la fiducia, mancano i leader, mancano le idee. Chi ha tutto questo alzi la mano e risponda “ci sono”.

E’ arrivato il tempo in cui non c’è più spazio per l’approssimazione, l’inefficienza, l’incapacità e l’arroganza.  Sentire tanti, che hanno il potere di cambiare le cose, lamentarsi ora perché le cose non cambiano, suona veramente strano. Sentire tutti parlare di  burocrazia e non fare nulla per cancellarla sembra un’assurdità.

Siamo alla resa dei conti, è il tempo della verità è il tempo di scegliere che futuro vorremmo avere.

Ora tocca anche a noi.