I conti correnti continuano a essere lo strumento di deposito più amato dagli italiani… ma anche dalle banche. Che li sfruttano per fare cassa ogni volta che hanno bisogno di aumentare la voce degli attivi di bilancio. Piccoli aumenti, su tante operazioni, diventano somme rilevanti.
Tra l’altro, nel corso dell’ultimo anno è migliorata la qualità dei saldi dei conti correnti. Sono diminuiti quelli con saldo inferiore a 3 mila euro (sono il 22% del totale). Il 42,8% dei correntisti ha di 10 mila euro in deposito. Il saldo è cresciuto: in media gli italiani hanno in conto più di 20 mila euro, per la precisione siamo intorno ai 20.328 euro. Eppure nonostante ci siano più soldi, sui conti correnti non scendono i costi, anzi.
I costi dei conti correnti
Un’indagine di Facile.it mette nero su bianco gli aumenti e certifica sia per quanto riguarda i conti correnti “tradizionali” sia per quelli “online”, mantenere i risparmi “dormienti” sul conto è decisamente meno conveniente di quanto non lo fosse un anno fa.
Guardando al cosiddetto Indicatore dei Costi Complessivi (ICC), negli ultimi 12 mesi, sono stati rilevati incrementi che vanno dall’8% al 34%, con costi compresi fra i 27 ed i 152 euro annui, cui si sommano quelli di eventuali carte di credito o di debito associate al conto e di singole operazioni. Di seguito l’Indicatore dei Costi Complessivi (ICC) rilevato ad ottobre 2022.
Dalla tabella, notiamo che due tipi di clienti sono particolarmente tartassati: le famiglie con operatività elevata e i pensionati. Ma le persone più anziane sono quelle che pagano di più. In particolare l’uso della formula web sale al 22% e lo fa in un periodo, quello post pandemico, in cui anche gli anziani hanno imparato ad usare internet. Insieme alle famiglie con operatività media a ritrovarsi i costi maggiorati nel corso dell’ultimo esercizio, costi che si sommeranno a quelli relativi all’uso dei servizi legati alle certe di credito.
Insomma sui conti correnti non basta l’inflazione ad erodere il risparmio, ma ci pensano anche i costi fatti pagare dalle banche. Unica considerazione positiva del momento è il ritorno in auge del conto deposito.
Il ritorno dei conti deposito
Il ritorno dei conti deposito è merito dei tassi di rendimento. Nel caso dei conti deposito vincolati, i tassi con scadenza del vincolo a 60 mesi sono saliti fino al 129% rispetto a soli 12 mesi prima, passando da una redditività dell’1,75% al 4%.
Ancora maggiore l’aumento dei tassi legati ai vincolati a 36 mesi (+137% con rendimento passato dall’1,25% al 2,96%); appena sotto al 100%, infine, la crescita per quelli con scadenza a 12 mesi (+ 91,5%).
Per quanto riguarda i conti deposito non vincolati, invece, a fronte della maggior libertà di accesso ai propri risparmi, i tassi di interesse offerti sono inferiori, anche se hanno comunque registrato un incremento negli ultimi 12 mesi; ad ottobre 2021 il tasso di rendimento per questi prodotti era pari allo 0,91%, mentre lo scorso mese ha raggiunto l’1,25%, con un aumento del 36%. Cresciuto anche l’interesse dei consumatori tanto che, secondo Facile.it, le ricerche online sono aumentate del 6,4% nel corso dell’ultimo anno.