Editoriali

Coronavirus, cosa c’è dietro il calo dei contagi negli Stati Uniti

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Che cosa sta cambiando tanto repentinamente e, tanto positivamente, i numeri della Pandemia da coronavirus negli Stati Uniti? I nuovi casi quotidiani sono precipitati e i ricoveri sono diminuiti di quasi il 50% nell’ultimo mese.
Che a qualcuno non venga in mente di dire che sia bastato cambiare il presidente, passare da Trump a Biden, perché ciò avvenisse. Scherzi a parte. Cosa c’è dietro il cambiamento? Perché una diminuzione tanto veloce? Non che ci dispiaccia, ma sarebbe importante conoscere certe dinamiche per capire se e cosa si possa fare per limitare i contagi.

Comportamenti delle persone e stagionalità dei virus

Tra gli aspetti più importanti da tenere in considerazione c’è il comportamento delle persone che hanno cominciato ad osservare maggior distanziamento “fisico” e ad indossare la mascherina.
L’aumento delle temperature sta contribuendo notevolmente ed allo stesso tempo sta aiutando il fatto che tra contagiati che sono guariti e vaccinati, il numero delle persone “protette del Covid-19 cresce sempre di più.

Molti ricercatori cominciano a sospettare che il virus possa essere di natura stagionale. Ora è in ritirata in tutto il Nord America e in Europa. Dal 1 ° gennaio, i casi giornalieri sono diminuiti del 70% nel Regno Unito, del 50% in Canada e del 30% in Portogallo.

E’ noto che molti virus respiratori, come i coronavirus, sono meno virulenti in estate, accelerano negli ultimi mesi dell’anno solare e poi si ritirano man mano che le giornate si allungano dopo dicembre. Tuttavia la stagionalità è una combinazione di fattori ambientali e le cose che le persone fanno in risposta ad essi.
Molti virus se la cavano meglio in condizioni fredde e secche; non sono ben progettati per prosperare in aree esterne più calde, soleggiate e più umide. Ogni virus è un fascio di geni e proteine racchiusi in una molecola lipidica grassa. Questo guscio grasso si decompone più facilmente negli ambienti più caldi. Puoi vederlo da solo quando provi a lavare una macchia di burro dalle mani con acqua fredda invece di acqua calda.
Quando la temperatura scende, restiamo di più in casa, dove il virus può lottare per moltiplicarsi, ci ammassiamo su sedie e divani, rendendo più facile il passaggio del virus da un ospite all’altro. Chiudiamo le finestre e restringiamo la circolazione e la ventilazione, il che offre ai virus dispersi nell’aria un altro vantaggio.

Il freddo potrebbe anche renderci vulnerabili ai virus respiratori come SARS-CoV-2. La nostra pressione sanguigna aumenta durante l’inverno e i nostri livelli di vitamina D diminuiscono man mano che le giornate si accorciano e il sole si blocca ad un angolo più basso nel cielo.

Coronavirus, il peso dei vaccini

E poi una specie di immunità parziale dettata da vaccini e contagi. I vaccini, sono altamente efficaci nel prevenire le infezioni. Ma prevenire l’infezione non è tutto ciò che fanno. Tra quelli infetti, riducono anche la malattia sintomatica.
E tra quelli con sintomi, riducono il ricovero a lungo termine e la morte a qualcosa come zero. Un vaccino non è solo una linea di difesa immunologica, ma diverse.
Due calcoli semplicissimi ci fanno intendere perché questo periodo di declino dei ricoveri dovrebbe continuare. Un terzo degli adulti attualmente ha una sorta di protezione da una precedente infezione o da un vaccino.
All’attuale ritmo di vaccinazione, ogni settimana negli USA si aggiungono circa 10 milioni di persone a questa popolazione “protetta”.
Si sta accelerando verso un momento in cui metà degli adulti americani dovrebbe avere un qualche tipo di protezione dal coronavirus.