Editoriali

Dal fallimento di Lehman Brothers nasce l’epoca dell’irresponsabilità

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16 settembre 2008. Il giorno dopo. Sono passati 14 anni da allora, siamo nel 15º anno da allora.

Allora è contrassegnato da una linea che spezza in due il tempo e le epoche. Una sorta di Linea Maginot, di un’ancor più grande Muraglia Cinese. È un momento di forte distinzione tra l’epoca del prima e l’epoca del dopo. Si tratta di un tempo diverso e non è un caso che da quel fallimento sia nata una stagione in cui la finanza e l’economia non hanno più trovato un’identità comune.

È del fallimento di Lehman Brothers che sto parlando.

Era il 15 settembre del 2008.

Ricordo la prima trasmissione che feci per trattare quell’argomento. Rivederla oggi mi restituisce un senso di me incompetente ed inadeguato. Sembro fuori dal mondo anch’io, con poche idee da sviluppare nei riguardi di un argomento che poi, giorno dopo giorno, è entrato nelle nostre vite.

Ma chi se l’aspettava? Il fallimento di una banca non era nell’ordine delle cose, non era nell’ordine delle idee. Non c’era e basta.BUna banca era una banca e non poteva cambiare in negativo, non poteva mettere a repentaglio i soldi dei risparmiatori. Semplicemente non poteva poteva fallire.

In Italia i fallimenti bancari erano stati bloccati per decreto Reggio nel 1936. Nessuna banca poteva fallire in Italia, figuriamoci negli Stati Uniti dove i colossi di Wall Street avevano miliardi depositati uno sull’altro come fossero nel deposito di Zio Paperone. Gli States erano il Paese in cui le immagini dei lingotti di Fort Knox davano sempre idea di solidità potenza, garanzia e senso di fiducia.

Il fallimento di Lehman Brothers ha cambiato completamente le regole del gioco. Ha cambiato il senso della fiducia. Da quel momento tutto è stato possibile, tutto. Sono fallite banche italiane e non solo. È stata scritta una legge che permettesse il fallimento degli istituti di credito e che al tempo stesso ne desse colpa e responsabilità ai risparmiatori. L’hanno chiamata BRRD, o legge sul Bail-In.

Non erano consapevoli che l’inglesismo che fa riferimento alla gestione del “fallimento interno” (bail-in, appunto) in ligure, pur se scritto in maniera diversa, ma pronunciato quasi allo stesso modo, indica una sorta di “stenterello”, di stupido del villaggio, un aggettivo che inquadra così, che inquadra negativamente l’interlocutore che lo riceve.

Bail – In o belin’ sono termini di linguaggi diversi con pronunce simili e significati identici.

Stupido…

Di fatto nel nuovo mondo della BRRD c’è spazio solo per la scelta oculata di una banca da parte dei risparmiatori. Bisogna scegliere la banca più lontana dal fallimento. Ma il bello è che dobbiamo farlo noi cittadini come se ne avessimo competenza e titolarità.

E se ci allontaniamo da una banca perché pensiamo che sia in pericolo e portiamo via i nostri soldi allora la possiamo affossare davvero e siamo sempre noi i responsabili. E se i nostri soldi restano anche per sostenere il sistema bancario del territorio in cui viviamo e poi la banca fallisce noi perdiamo tutto, anche il tentativo di aiutarla.

Insomma, se scappiamo, se restiamo, è colpa nostra. È sempre colpa nostra. È tutta nostra la responsabilità. È come se fosse possibile accettare che sul mercato ci possa essere una banca buona ed una cattiva. È come se le autorità di vigilanza si fossero liberate dalla responsabilità di decidere in anticipo della chiusura di una banca demandando ad imprese e famiglie la responsabilità di quello che accadrà

È accettabile che ci sia sul mercato una banca buona e una cattiva?

È proprio questo essere liberi da responsabilità (irresponsabili) ha lasciato che i debiti sovrani dei Paesi europei cominciassero a fibrillare. Dalle banche agli Stati, alle valute continentali. La pandemia è stata quasi la conseguenza logica di tutto questo, così come l’inflazione generata dal Lock-down.

Come se tutto fosse stato scritto a tempo debito. È come se ci fossimo dimenticati delle responsabilità.

Il fallimento di una banca è senso di responsabilità che manca, è senso di responsabilità che non esiste più, è senso di responsabilità che, azzerato, lascia che le cose accadano.

La storia di Lehman Brothers rappresenta un atto di irresponsabilità totale. Rappresenta il punto di non ritorno della volontà di tutelare anche i più deboli. Lehman Brothers ha cambiato le vite anche delle persone che non sanno pronunciarne il nome, che non hanno mai saputo della sua esistenza. Con quel fallimento, atto dopo atto, debito dopo debito, legge dopo legge, burocrate dopo burocrate, siamo arrivati fin qui.

Dove qui rappresenta un altro momento topico.

E guardate caso, le banche sono di nuovo le colpevoli. A torto o ragione, sono le colpevoli.

Le banche italiane sono chiamate a restituire 180 miliardi di prestiti alla BCE rischiando di trovarsi in una fase topica ad essere senza liquidità o ad essere costretti a prenderla a tassi molto alti, i più alti da tempo. Quei 180 miliardi le banche li hanno lasciati in depositi a tasso negativo. Non li hanno investiti, non li hanno “fatti lavorare”. La paura della BRRD li ha fatti sentire “stupidi” e così hanno preferito proteggersi, difendere senza contrattaccare.

Un momento in cui il governo le attacca, le banche. In cui tutto sembra arrivato a complottare di nuovo contro di loro, come in un disegno già realizzato in partenza.

È il momento in cui la demografia sta cancellando la produttività di un Paese come quello in cui viviamo, dove le masse migratorie sono appena partite e dove ci troviamo davanti a scelte difficili e a decisioni importanti da prendere.

E intanto scendono le masse di risparmio. -84 miliardi. Sono i soldi che gli italiani hanno tolto per necessità dai conti correnti. Questi sono proprio usciti, non sono finiti su altri prodotti. Facciamo in modo che non finiscano.

Il mondo che stiamo affrontando sarà un mondo difficile e complicato.

C’è bisogno di uomini e donne capaci di tornare alle responsabilità condivise, alla responsabilità costruite e fondate sulla competenza.

Non c’è più spazio per l’assenza di valori, forti.