Editoriali

Educazione finanziaria, ma per chi? L’editoriale di Leopoldo Gasbarro

Comincia oggi, anche se con un giorno di ritardo causato dalla festività domenicale, il mese dell’educazione finanziaria. Un mese, certo, ma dovrebbe essere per la vita. Essere educati finanziariamente in alcuni casi vuol dire sopravvivenza, lontananza dalla povertà, soddisfazione personale e per le persone a noi care, capacità di vivere dignitosamente e, in alcuni casi, perché no, di poter fruire di quegli agi, di quegli sfizi, che la vita a volte ci concede e di cui dovremmo sapere approfittare.

Viviamo in un contesto di profonde trasformazioni: sociali, economiche, geopolitiche ma, soprattutto, strutturali legate a temi anche di complicata definizione e comprensione. Si vive tanto, a volte meglio, sicuramente molto più a lungo di quanti in tanti riescono solo ad immaginare. Si nasce meno, e il ricambio generazionale nei vari settori lavorativi rischia di diventare sempre più difficile. Solo questo basta a cancellare tutti i parametri su cui erano state costruite le politiche sociali, economiche, sanitarie e assistenziali. Non è cosa da poco. Si tratta di una vera e propria rivoluzione. Bisognerebbe mettere i cartelli in autostrada per segnalare così le tappe di un percorso di competenza che non può passare per una concentrazione mensile di eventi, informazioni e di analisi di progetti da seguire.

Attenzione, meglio poco che niente. Un mese è meglio di un giorno. Ma una vita di preparazione è meglio di un mese. Voglio fare un plauso a tutti quelli che si impegnano strenuamente in queste attività. Ben vengano. Se fino a qualche anno fa potevano rappresentare un punto di partenza, oggi rischiano di diventare inutili a causa di quel contesto sociale destrutturato in cui ci ritroviamo oggi.

C’è bisogno di competenze. Abbiamo il dovere di far capire ai giovani perché non avranno pensioni sociali, perché l’assistenza sanitaria sarà sempre più rarefatta, perché dovranno approfondire come utilizzare servizi finanziari talvolta sempre più innovativi ma al tempo stesso sempre più complicati. Il marketing deve spesso giustificare a sé stesso la sua esistenza, innovando laddove in realtà c’è solo bisogno di semplicità o dove basterebbe una semplicità riconosciuta per cancellare problemi risolvibili con piccole informazioni e scelte relative.

E in un contesto come questo, l’Italia ha i numeri peggiori. Siamo tra i più vecchi al mondo per età media, ma anche per numero di ultracentenari, che oggi sfiorano le quasi 22 mila persone. Siamo sempre più incapaci o desiderosi di fare figli, non crediamo più nel futuro e quell’effetto straordinario del boom economico del dopoguerra sembra essere riconoscibile solo attraverso i documentari del tempo. Dinnanzi a quei tempi, a quelle immagini rigorosamente in bianco e nero, si ha la percezione che tutto fosse veramente colorato, a tinte forti. Quelle di oggi sembrano invece tinte sbiadite che necessitano di essere ravvivavate.

Cresce il debito pubblico e agli italiani gli si dà come risposta l’investimento in titoli di stato, come se la responsabilità di quel debito mostruoso abbia necessità di coperture che solo i soldi dei privati riescono a garantire. La politica deve imparare ad assumersi le responsabilità di ciò che fa. I buchi di bilancio del passato meriterebbero una più decisa responsabilizzazione. Non si può giocare con il futuro delle persone, immaginando che, di quel futuro, quelle persone non faranno parte.

Educazione finanziaria è anche questo, è far capire in che mondo viviamo, senza peli sulla lingua, raccontando anche le verità più scomode.

Ma l’Italia, una Repubblica costruita sul lavoro, ha trasformato quel lavoro in una energia chiamata risparmio. Quell’energia deve essere messa a frutto. Un’energia che, se fatta lavorare, può contribuire a costruire un paese nuovo, diverso, autorevole e leader. Invece abbiamo perso negli ultimi 12 mesi 84 miliardi di risparmi. Sono stati ritirati per far fronte all’inflazione, alle spese crescenti di questo periodo difficile. Sono soldi che non macinano più, che non produrranno altro denaro.

Educazione finanziaria è trasformare i risparmi in investimenti, gli investimenti in crescita, e la crescita in nuove garanzie per il futuro, oltre che per il presente. Pensare di farlo in un mese all’anno è un’assurda chimera. L’unico auspicio è che questo mese sia il primo di una lingua serie, che i cartelli in autostrada vengano affissi al più presto e che la competenza, la forza del risparmio non si esaurisca miseramente, diventando invece il primo indiscutibile propulsore di un cambiamento.

È così che vivere oltre i cento anni può diventare un modo nuovo di guardare la vita, con nuove opportunità di investimento invece che disperazione per essere sopravvissuti alle proprie risorse finanziarie. Noi non vogliamo sopravvivere, vogliamo vivere allargando i valori della nostra vita, mentre la vediamo allungarsi.