Editoriali

“Il gas va pagato in rubli”. Perché la mossa di Putin cambia tutto

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Nuovo colpo di scena nella lunga cherelle tra i paesi sanzionatori e il presidente della Russia Vladimir Putin.

Con un colpo di teatro Putin ha intimato ai paesi con cui non ha più buoni rapporti, Italia compresa, di pagare petrolio e gas non più in dollari o in euro ma esclusivamente in valuta russa, cioè il rublo.

Tecnicamente niente di nuovo sotto il sole, tuttavia la scelta di Putin (potebbe non essere tutta farina del suo sacco) va nella direzione di cambiare i parametri di riferimento valutari rispetto ai valori di mercato delle materie prime energetiche come gas e petrolio. In pratica la scelta di Putin, ha aperto una via nuova, probabilmente a favore della Cina, per quotare gas e petrolio. L’effetto più importante, però è legato al cambio della moneta. Se il Rublo scende troppo, noi pagando in Rubli finiremo per avere un impatto di costo sempre piu alto, con costi sempre più alti

La risposta del mercato è stata positiva, tantè che il rublo dopo la dichiarazione del presidente russo, si è apprezzato nei confronti del dollaro, Certo la distanza dai valori pre guerra è notevole ma in un modo o nell’altro un cambio di trend Putin lo ha generato. Chi invece non ha apprezzato ne questa ne altre recenti scelte del presidente è stata la governatrice della banca centrale russa Elvira Niubellina, che si è dimessa qualche ora prima proprio perchè in contrasto con le politiche commerciali del nuovo zar di Russia.

Ma quella del rublo è soltanto una delle curiose condizioni generate dalle scelte di Putin in termini di politica economica. A differenza di quanto dichiarerebbero tanti occidentali, le sanzioni fin qui applicate alla Russia, sembrano lontane dal generare gli effetti sperati con il rischio che coloro che volevano sanzionare potrebbero diventare i veri sanzionati.

Ma perchè questo?

Il bandolo della matassa gira tutto attorno alla compravendita di gas e petrolio. Fino a ieri la Russia forniva ogni anno 150 miliardi di metri cubi di gas all’Europa, Italia compresa, e 50 miliardi di metri cubi di gas alla Cina. La quota asiatica sta già aumentando proprio per le sempre più pressanti richieste di India e Cina e arriverà a raddoppiare (100 miliardi di metri cubi) grazie alla realizzazione di un nuovo gasdotto.

Tuttavia la presenta di un mercato così energivoro come quello asiatico sta creando una forma di tutela estremamente importante per la Russia che non avrà problemi di mercato nel caso in cui dovesse avere contrasti nelle relazioni commerciali, con l’Europa in particolare.

Insomma, dal punto di vista dell’Isolamento non sembra proprio esserci alcuna capacità risolutiva. Ma c’è un altro aspetto che sta permettendo a Putin di essere più sanzionatore che sanzionato, ed è quello legato alla costante crescita del prezzo del gas e petrolio. Con un rialzo che ormai, solo per il greggio, sfiora il 40% dall’inizio dell’anno, la Russia sta incassando, proprio dagli europei, quasi un miliardo di dollari al giorno, si tratta di una cifra incredibile se riflettiamo, una cifra che, come detto, almeno nel breve è addirittura destinata a crescere.

Quindi la crescita del mercato dell’energia di cui la Russia è una delle maggiori detentrici al mondo sta spostando il peso degli effetti delle sanzioni più su chi le ha introdotte rispetto a chi avrebbe dovuto subirle.

Detto in soldoni, la Russia continua ad incassare sempre più soldi, i paesi occidentali, invece, tendono ad impoverirsi per due motivi:

1 – perchè la loro dipendenza dalla Russia per la quota energia costa sempre di più;

2 – la volontà di imporre le sanzioni a Putin ha condotto alla chiusura di tantissimi rapporti commerciali che hanno costretto un mare di aziende occidentali a perdere quote di mercato e quote di attivi di bilancio a cui non avrebbero mai voluto rinunciare.

C’è però qualcun altro che sta guadagnando da tutto il can can che stiamo vivendo: gli Stati Uniti. Prima che tutto il caos scoppiasse, quindi facciamo riferimento a circa due mesi e mezzo fa, gli USA non erano neanche considerati fornitori di gas per il vecchio continente, oggi la loro quota di mercato (il gas lo trasportano con immense navi cisterna, grandi quanto 7 campi da calcio) è passata invece al 47%. In pratica gli americani in pochi mesi sono diventati indispensabili ma anche primi fornitori di gas per l’Europa.

A rileggere tra le righe ciò che abbiamo appena scritto, gli unici veri sconfitti, sono i popoli europei, che, come i pifferi di montagna del famoso proverbio, andarono per suonare e invece furono suonati. In questo caso, andarono per sanzionare e furono sanzionati.