Editoriali

Mercati, impareremo mai la lezione?

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Ci risiamo. Al minimo storno dei mercati finanziari il popolo degli impauriti corre da una parte all’altra degli asset d’investimento riuscendo ad individuare con perfetto tempismo (o meglio market timing distruttivo) il momento peggiore per fare ogni operazione. È in tutta Europa che si è corsi verso i mercati monetari dopo che gli indici azionari avevano tra agosto, settembre e metà ottobre corretto le loro posizioni.

Così, visto che le masse di denaro avevano già perso valore sarebbe stato il caso (lo dico ironicamente naturalmente) di amplificare le minusvalenze. Il modo migliore? Consolidare la perdita azionaria trasferendo buona parte delle gestioni sui mercati monetari. Caso vuole (sarà un caso?) che il timing di uscita dai mercati azionari e d’ingresso su quelli monetari ha anticipato di pochi giorni un nuovo mini rally delle Borse internazionali, mini rally perduto dagli investitori.

Ogni scelta è fatta inseguendo i mercati in salita o subendo le paure in discesa. Non c’è nulla che riguardi la pianificazione finanziaria. La combinazione di questi due fattori produce perdite sempre più consistenti nei bilanci di risparmiatori e investitori e soprattutto continua a lacerare una relazione, mai costruita positivamente, fra il mondo del risparmio e quello della finanza.

Anni di studi comportamentali, di ricerche, di analisi e di fotografie su come dovessero agire effettivamente gli investitori, possono essere gettate al macero. Da Daniel Kahneman, premio Nobel dell’economia nel 2002 per i primi studi sulla finanza comportamentale, sono passati ormai vent’anni. Nello stesso periodo la tecnologia ha fatto passi da gigante, la digitalizzazione altrettanto, è stato scoperto il genoma umano, l’intelligenza artificiale è entrata a far parte della nostra quotidianità, viaggiamo con auto che nulla hanno a che vedere con quelle di allora. Insomma è cambiare tutto tranne che i nostri comportamenti finanziari. Sarebbe bastato prendere come riferimento quella frase scritta quasi un secolo fa da Benjamin Graham nel suo “The intelligent investor” in cui diceva: “Per il successo dei tuoi investimenti non conta quello che fanno i mercati ma contano i tuoi comportamenti”.

Di chi è la responsabilità di tutto questo? Principalmente delle istituzioni finanziarie e dei loro operatori. Certo un po’ di concorso di colpa ce l’hanno anche gli stessi risparmiatori, investitori e organi di stampa. Ma è chi ha il contatto quotidiano con le persone che dovrebbe elevarne la cultura affiancandole nelle scelte e sostenendole psicologicamente nei momenti di difficoltà.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di gennaio 2023 del magazine di Wall Street Italia