Editoriali

Infodemia, l’epidemia dell’informazione, l’editoriale di dicembre di Wall Street Italia

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Quante informazioni riceviamo ogni giorno, quante sollecitazioni da smartphone, computer, tablet, televisori, radio, chat. Sono queste le fonti della verità, anche di quelle verità che non avremmo mai considerato tali.

Così siamo prigionieri di noi stessi, chiusi in un guscio dove le nostre convinzioni si rafforzeranno sempre di più, ma saranno davvero le nostre? Ogni strumento digitale è fonte di notizie, di informazioni. Siamo irrimediabilmente sempre connessi, ogni evento ci raggiunge da ogni parte del mondo, come se fossimo lì, come se la telecamera del telefonino che riprende ciò che sta accadendo diventasse il nostro occhio aperto sul Mondo. È così che non c’è più filtro.

È così che ogni verità non è mai assoluta. La verità è quella che noi riteniamo tale, è quella che ci colpisce prima, che colpisce prima i nostri sensi, quella che cambia le nostre percezioni della realtà. E siccome la maggior parte delle volte, le notizie che ci raggiungono sono fortemente negative, ecco che i nostri giorni appaiono sempre più bui e con questi anche le prospettive si trasformano, soprattutto quelle che guardano al futuro nostro e, per chi ne ha, dei propri figli. L’infodemia è un fattore chiave che necessita ancora di un’indagine per essere formalizzato.

Tuttavia, più di uno studio ha mostrato come le dinamiche della diffusione delle informazioni si basino sul contagio sociale, sulla diffusione di idee, atteggiamenti, norme o modelli comportamentali da persona a persona attraverso l’influenza sociale, l’imitazione e il conformismo. Il contagio da informazioni orienta le nostre vite e le nostre scelte, ci porta a comportamenti che, nella maggior parte dei casi, ci uniforma isolandoci, ci allinea rafforzando i nostri convincimenti amplificando le nostre paure.

Siamo in una bolla, quella che gli esperti chiamano “Filter Bubble”, dove ciò che entra non dipende più solo da noi. Noi che non sappiamo più se le scelte di vita che facciamo siano nostre o siano indotte. Riprendere a farci domande, a riscoprire la nostra area critica, a guardare il mondo con i nostri occhi, a riappropriarci di una verità che sia nostra, qualunque essa sia.

 

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