Editoriali

Italia ed Europa appesi al filo del Recovery Fund

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L’Europa rischia di implodere sui Recovery Fund. L’Italia rischia di implodere sui Recovery Fund. I mercati finanziari rischiano di implodere sui Recovery Fund. Mentre si sta delineando la più profonda recessione mai vista le trattative per gli aiuti europei si stanno incagliando sempre più rischiando di portare a fondo tutto.

I Paesi del Nord non si fidano. E’ questa la morale, giusto o non giusto non si fidano di assegnare fondi a chi in passato ha dimostrato di non meritare fiducia. Probabilmente le querelle anti-europeiste di questi ultimi anni non hanno aiutato, certe scelte di politica economica di questi ultimi anni non hanno aiutato (leggi quota 100 e reddito di cittadinanza), probabilmente un’identità mai veramente esistita a livello continentale non aiuta.

In queste ore non si sta scrivendo la paginetta tecnica del Recovery Fund, si sta scrivendo o cancellando la storia di un’Unione Europea nata e costruita su presupposti sbagliati. Per tutto questo, non sarà facile venirne fuori. Così non sono bastati due giorni di trattative per sbloccare lo stallo che, in seno all’Europa, sta determinando una spaccatura sempre più profonda. Da una parte i Paesi con i conti pubblici più a rischio, Italia su tutti, anzi forse solo l’Italia, dall’altra una coalizione forte guidata dagli olandesi e completata da Svedesi, Austriaci e Finlandesi, in mezzo Macron e Merkel, francesi e tedeschi a cercare di fare da mediatori. Sta di fatto che dopo due giorni i leader dell’Unione Europea non sono riusciti a sbloccare l’accordo che avrebbe dovuto portare all’approvazione di un Recovery Fund di circa  750 miliardi di euro per far fronte ai danni economici prodotti dalla pandemia di Coronavirus.

Eppure ieri pomeriggio ad un certo punto le cose sembravano essersi aggiustate, così come riportato nel nostro articolo che raccontava i retroscena di un nuovo possibile accordo. Poi, invece, nella prima serata qualcosa si è inceppato nel meccanismo instabile di collegamento tra le parti e la situazione è degenerata nel corso delle ore successive.

I leader hanno continuato con colloqui informali anche dopo che i negoziati si sono interrotti alle 23 di ieri. Hanno cercato di trovare un terreno comune sulla composizione del fondo e sulle condizioni ad esso collegate. Un incontro cruciale a tarda notte tra il Primo Ministro olandese Mark Rutte, Angela Merkel ed Emmanuel Macron si è concluso bruscamente in una disputa su quanto del pacchetto dovrebbe essere erogato come sovvenzioni e quanto in prestiti. Ed è proprio lì il tema del contendere:  Germania e Francia insistono sul fatto che almeno 400 miliardi di euro dovrebbero essere distribuiti mentre Rutte e la coalizione di falchi  del nord Europa stanno spingendo per una cifra molto più bassa (gli svedesi propongono addirittura non più di 150 miliardi). Dopo diversi tentativi di trovare un compromesso, Merkel e Macron hanno lasciato l’incontro e sono tornati al loro hotel insieme per ulteriori discussioni.

Intanto in Italia la situazione peggiora. Le proteste dei commercialisti, il caso Autostrade, le profonde spaccature in seno alla maggioranza portano l’immagine del Paese ad essere distante da ciò che potrebbe essere e da ciò che si vorrebbe rappresentare. Eppure l’Italia è forte, l’Italia lo sarebbe senza quella politica che continua ad asfissiarla ancor più del virus e che è incapace di sostenerne le capacità e che si concentra su emergenze inutili invece che sui veri problemi del Paese. Ricordiamo a tutti che un -11% di Pil non lo si è mai visto. Un -11% di PIL significa migliaia di posti di lavoro perduti, centinaia di aziende in crisi, di fallimenti già annunciati. Non sarà una passeggiata di salute. Salute…manca anche quella grazie a Covid-19.

L’Italia che non può più contare solo su se stessa, l’Italia portata in un Europa costruita solo su basi monetarie che hanno lasciato spazio a tutte le possibili conseguenze finanziarie che abbiamo raccontato in questi anni. Italia che ora non ha più identità economica e che, senza Europa si ritroverebbe a fare i conti con un debito pubblico insostenibile, banche senza liquidità, e debiti interbancari non gestibili. E’ dura doverlo ammettere ma ora è arrivato il tempo dell’attenzione. Il prezzo da pagare per una crisi dettata da uno sfaldamento dei rapporti in seno all’Europa sarebbe così alto da essere incalcolabile. Quest’Europa non funziona. E’ un dato di fatto. Da quest’Europa bisognerebbe scappare, ma non è più possibile farlo, non per quest’Italia incapace di vivere di proprie risorse e capacità che mai sono state messe a frutto veramente. L’Italia ha bisogno di un’identità forte, di un cambio di rotta forte, di persone forti che sappiano guidarla fuori da un guado che sembra difficile da superare. L’Italia ha bisogno dell’Europa, ma l’Europa ha bisogno dell’Italia. Ma di un’Italia forte, che sappia diventare il faro di un gruppo che non ha identità. L’Italia deve dimostrare ciò di cui è capace, l’Italia deve trainare, indirizzare, guidare le scelte.La vera Italexit è questa, la vera Italexit è portare il Paese fuori da uno stato di sudditanza economica e renderlo capace di esprimere quello che potrebbe esprimere, all’interno dell’Europa, alla guida dell’Europa. La distanza tra chi governa il Paese e le forze imprenditoriali che resistono nonostante tutto è talmente grande da essere diventata insostenibile. O si cambia o il rischio che la Troika gestisca i nostri conti, scusate la provocazione, potrebbe diventare un’opportunità.

 

https://www.wallstreetitalia.com/recovery-funds-ad-un-passo-dallapprovazione/

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