E se come vado scrivendo ormai da qualche settimana sarà proprio Mario Draghi il prossimo Presidente del Consiglio?
L’unico vero inghippo potrebbe essere rappresentato esclusivamente dal tempo di scadenza del mandato da Governatore della BCE. Draghi però, agenda delle consultazioni alla mano, potrebbe avere tutto il tempo per varare il nuovo “Bazooka” promesso della BCE e poi prendere possesso del suo nuovo ruolo alla guida del Governo Italiano. Ieri, intanto, ha presentato la sua candidatura ufficiale anche Conte, che ha fatto sapere di essere pronto per un eventuale secondo mandato, questa volta un pò meno vincolato alle posizioni di Salvini e Di Maio che rischiano di essere i veri sconfitti di questo fortunale estivo. Sono in corso verifiche all’interno dei due blocchi politici. Vedremo.
Ma torniamo a Mario Draghi.
La sua presenza darebbe autorevolezza alla finanziaria del prossimo autunno. Conoscendo l’establishment europeo lui saprebbe bene quali leve usare per evitare di ricevere lettere di richiamo per i conti così come, invece, è avvenuto a molti dei governi che si sono succeduti, non ultimo l’esecutivo Giallo-Verde.
Draghi conosce i conti di casa nostra. Conosce la distribuzione dei titoli di stato in pancia alle banche italiane e quelli di quelle straniere. Draghi è un uomo del sistema, nel sistema. Draghi rappresenterebbe uno spauracchio nei confronti dello spread regalandoci qualche mese di stabilità nei confronti dei tassi d’interesse.
Draghi quindi saprebbe cosa fare?
Ce lo chiediamo comunque, perché una cosa è governare una Banca Centrale, una cosa è ritrovarsi a governare la Res-Pubblica. Quella italiana poi…
Oltretutto la sua politica di “tassi negativi” sta incontrando sempre più detrattori proprio nei Paesi del Nord Europa, Germania e Svizzera su tutti(tema di cui ci occuperemo nei prossimi giorni).
Qualunque cosa faccia Draghi o chi per lui, non sarà indolore per le tasche degli italiani. Un governo a guida tecnica, così come crediamo avverrà, Draghi o non Draghi, avrà meno timore a fare scelte forti, non dovendosi successivamente confrontare con il consenso elettorale. Quindi, se così fosse, prepariamoci. Il problema del passato è stato che ai “prelievi forzosi”, di qualunque natura siano stati, non hanno corrisposto altrettante attività di ristrutturazione della macchina pubblica e del Paese stesso.
Non si risanano i conti ripianando il debito semplicemente prendendo da altri (leggi tasche degli italiani) le risorse, ma facendo in modo che l’attività di esercizio riesca a produrre sufficiente ricchezza, ed in Italia di potenzialità ce ne sono tante, per generarne sempre di nuova sia per il Paese che per i suoi cittadini.
Intanto con la caduta dell’ultimo esecutivo almeno un record lo abbiamo raggiunto. Siamo balzati al primo posto per la quantità di Governi che si sono succeduti dal dopoguerra ad oggi. Sarà un caso che il nostro Economic Policy Uncertainty Index abbia cominciato a fibrillare verso la condizione di massima incertezza? Più instabili di così…?!