“Ma perché te la prendi in questo modo?”.
La domanda è di mia figlia. Sto guardando un Tg, e borbotto a voce alta.
Perché me la prendo tanto, mi sono chiesto? Perché mi guardo attorno e comprendo che ci sono tante cose, troppe cose che non quadrano, non tornano, come dovrebbero. In un Paese come il nostro, con le capacità che ha, con le aziende che ha, con le potenzialità turistiche ed imprenditoriali che ha, come si fa a parlare di Patrimoniale?
Come si può pensare che dopo una condizione di difficoltà altissima come quella che stiamo vivendo sul reddito, si possa anche solo immaginare di usare la “leva risparmi” per sanare una condizione che andrebbe sanata attraverso processi strategici che oggi non vediamo e non viviamo?
Quando fai il direttore di un giornale, finisci comunque per essere sommerso da un mare d’informazioni tra le quali devi cercare di orientarti, tra le quali non devi perderti. Ma avere tante informazioni permette, altresì di farsi un quadro più completo di ciò che ci succede, di ciò che viviamo. Per questo mi arrabbio e me la prendo.
Il telegiornale prosegue, sono in attesa di vedere cosa sia successo davvero durante la manifestazione di Roma, ma non vedo le immagini che hanno riempito la mia mail, il mio whatsapp, i miei canali social. Le immagini di tanti italiani per strada che lamentano il loro disagio, le difficoltà che vivono tutti i giorni. Un amico che fa il ristoratore mi chiama per confessarmi che da lui passa gente “ che non sospetteresti mai” a chiedere da mangiare. La condizione di una parte sempre maggiore di persone comincia ad essere davvero molto complicata.
Una ricerca che arriva dagli USA spiega quanto la “velocità ” sia determinante nel ricevere sussidi quando si è in difficoltà . Negli Stati Uniti quasi la metà di tutti gli americani vive di busta paga in busta paga, con pochi risparmi incapaci di rispondere a uno shock inaspettato come una riparazione d’ auto o una fattura d’ospedale.
Per queste famiglie, una discrepanza nei tempi di ricezione delle indennità può influire sulla capacità di pagare i beni e servizi necessari. Per le famiglie a basso reddito, un ritardo sulla tempistica del reddito derivante da benefici pubblici può avere effetti devastanti.
Ma il passaggio da un reddito dignitoso a quello di povertĂ , in questi tempi, con i ritmi dettati dagli effetti della pandemia, rischia di essere quasi immediato. Ci sono italiani che sono ormai senza stipendio da tre mesi.
Sento il trillo della suoneria del mio smartphone.
Un altro filmato di proteste. Arriva da Salerno. Gente ai giardini, tranquillamente seduta in panchina, ma senza mascherina viene “arringata” da vigili, che fanno ciò che viene detto loro di fare. Fanno il loro dovere.
Ma il solo rivolgersi a queste due donne sedute vicine scatena l’ira di tante altre persone attorno. Ci vuole qualche minuto perché gli animi tornino a calmarsi.
“La misura è colma”, penso tra me e me nel momento in cui a video appare un altro messaggio.
Lo manda il mio amico Alberto, da Roma.
Mi invita a guardarlo con sollecitudine.
Il video racconta delle numerosissime alienazioni di alberghi, ristoranti, importanti strutture commerciali, nelle nostre più belle località . Venezia su tutte. Vendute, o messe in offerta, perché qualcuno con capitali freschi in arrivo dall’est o dal nord Europa le acquisti e liberi i proprietari da una condizione che loro, adesso, ritengono insostenibile.
Così prima di trovarsi in povertà , vendono quello che possono e cercano di tirare a campare. Le condizioni si sono fatte tanto difficili.
Faccio una ricerca su internet.
Trovo un mare di articoli e storie da raccontare.
Mi si spezza il cuore. “Tra un pò l’Italia non è più Italia”.
E’ lunedì.
La giornata non poteva cominciare peggio. La settimana non poteva cominciare peggio. Eppure c’è il sole ed oggi si può ricominciare ad uscire, la vita può riprendere dopo giorni e giorni che ci hanno “isolati” dalla malattia, ma ci hanno anche “isolati” dalle nostre vite.
Quanti equilibri, labili, instabili, saranno saltati? Quale sarà stato il prezzo che pagheremo alla fine. Un prezzo che non è solo economico, ma che è , come abbiamo visto anche di natura psicologica.
Sono pronto per registrare la mia trasmissione. Ormai, l’appartamento in cui vivevano i miei si è trasformato in uno studio televisivo. Luci, microfoni, telecamere, sostegni per computer, perfino tre Roll-Up con scenografie.
Da Milano ogni giorno arriva qualcosa che rende le mie giornate migliori dal punto di vista professionale.Â
Milano…
Non pensavo potesse mancarmi tanto.
Al momento di premere il tasto di registrazione un rumore forte del motore di un elicottero attrae la mia attenzione. Si libbra in aria non lontano da me. E’ in corso un’operazione di salvataggio. Due ragazzini, al primo vero giorno di libertà , si sono arrampicati su un costone di roccia dal quale non sanno più scendere.
Filmo il salvataggio.
Tutto testimonia lo stato di difficoltà anche psicologica delle persone. O forse è solo una bambinata.
Ma i ragazzi, le persone, non possono essere recluse a lungo. La gente ha bisogno di aria, di sole, di movimento. La vita all’aria aperta ritempra, rinforza, quella al chiuso debilita. Su questo sono concordi tutti i medici. E allora, con intelligenza, prendete sole, godetevi le belle giornate, passeggiate, fate attività fisica. Toglietevi tutti i chili che avete preso in questo periodo di inattività .
Chi può? Che vada in spiaggia, che vada al mare. Spesso il mare guarisce tanto, a volte guarisce tutto.
Squilla il telefono proprio mentre l’elicottero con il suo prezioso carico si allontana dal costone di roccia su cui i due 12enni si erano arrampicati. E’ Leo, il mio amico di Sperlonga. “Come non potete aprire le spiagge?”. Gli faccio eco mentre continua a protestare. Ma se aprono palestre, piscine…Questi sono luoghi chiusi, umidi, in cui i microbi, i virus proliferano più che su una spiaggia dove la brezza marina, la salsedine aiutano a rinforzare l’apparato respiratorio a rifornirlo di vitamina D.
“Ti Passo il sindaco”. Mi dice Leo. “Passamelo…sì?!”. Mi spiega che Conte…?
Sì Conte ha detto di sì, che le spiagge si possono aprire. E Allora cos’è che non va?
Come Zingaretti…? La Regione dice di no? Perché? Mi manda due righe?
Certo che le pubblico.
“Trovo inspiegabile e iniqua l’ordinanza del Presidente Zingaretti sulla Fase due. La scelta di non riaprire gli stabilimenti balneari è irrazionale e sbagliata, che non ci aiuta in una fase di ripartenza, di responsabilità per tutti i cittadini.
Finiscono le restrizioni più importanti ed inizia invece la possibilità di riavviare le attività economiche e far ripartire il rapporto all’interno del tessuto sociale nazionale e locale. E in quest’ottica trovo inconcepibile che riaprano i centri commerciali e gli outlet (e sono d’accordo) ma gli stabilimenti balneari restino chiusi. Forse sfugge al Presidente che nel Lazio i centri commerciali e gli outlet hanno una presenza di persone certamente meno controllabile rispetto alla costa da Montalto di Castro a Minturno.
In località turistiche e realtà economiche come le nostre, dove i presidi fondamentali sulle spiagge sono fatti dagli operatori balneari e dai concessionari, è assolutamente sbagliato. Loro ci aiutano nel tenere in funzione le spiagge, a tenerle in sicurezza, pulite e sono fondamentali anche per controllare che le persone adottino il distanziamento fisico di un metro. Tenerle chiuse dal 18 e aprirle non sappiamo quando, forse si parla del primo giugno, è una scelta sbagliata e non aiuta nessuno in questa fase così delicata.
Noi Sindaci ci stiamo organizzando per mettere le spiagge in condizioni di ospitare il numero adeguato di ospiti nel rispetto del distanziamento tra le persone di almeno un metro e con tutte le cautele di carattere igienico, compresa la pulizia che bisogna fare ancor di più quest’anno rispetto ai precedenti. E allora questa ordinanza va corretta. Voglio esprimere solidarietà a tutti quegli operatori balneari che perderanno la possibilità di lavorare nei prossimi giorni.” Armando Cusani, Sindaco di Sperlonga.
Metto giù il telefono. Mi è passata la voglia di registrare. Non capisco. Non capisco dove sia il limite tra il logico e l’illogico, tra il vero ed il falso, tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Forse capisco e vorrei evitare di farlo. Vorrei essere uno qualunque, uno di quelli intimoriti dai numeri scanditi per giorni e giorni e giorni, per settimane e settimane, numeri degni di un elettroshock di massa che ha cancellato la voglia di reagire. Covid-19 è un nemico invisibile.Non possiamo combatterlo da soli.
Abbiamo bisogno degli specialisti, in questo caso di virologi, che però, in molti casi hanno cominciato ad approfittare di un momento di protagonismo che senza quell’infinitesimale nemico non avrebbero mai avuto.
Così come tanti politici, ed anche amici giornalisti, capaci di dire tutto il contrario di tutto senza paura di essere sconfessati. Senza Paura.
La paura è la vera protagonista di questa fase storica delle nostre vite, la paura ci governa e forse governa anche chi ci governa. Forse. Stiamo combattendo una nuova guerra?
Contro chi? Chi è il nostro nemico? Noi stessi? Le nostre paure, l’illogico mondo dell’uso e non uso delle mascherine che però si fa fatica a trovare? Contro chi combattiamo?
Non servono le armi, le guerre di oggi sono d’altra natura.
La “goccia (PAURA) scava meglio la pietra” di quanto non faccia un colpo di pistola. Il Paese è sull’orlo del collasso economico e tra poco finanziario se non si fa nulla per evitarlo. Ma importa davvero a qualcuno?
L’Italia è sull’orlo di una crisi di nervi che non ci possiamo permettere. Ma importa davvero a qualcuno?
Avremmo bisogno di lucidità , invece. Abbiamo bisogno di gente capace di fare la propria parte e di fare anche quella di chi non ce la fa. Abbiamo un disperato bisogno di guide. Un disperato bisogno di leadership. Un disperato bisogno di fiducia…