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Ridiamo fiato all’Italia

Quello che vi raccontiamo in questo numero di Wall Street Italia è qualcosa che, se da un lato è stupefacente, dall’altro è talmente banale che più di un esperto avrebbe già dovuto tenerlo in considerazione. Il debito pubblico in Italia è uno dei temi più discussi. Ne parlano anche all’estero, quasi fosse un mantra negativo che tiene lontani gli investimenti dal Paese.

Così, ogni volta che le agenzie di rating emettono i loro giudizi, l’attenzione al debito pubblico torna ad occupare le colonne dei giornali per poi spegnersi di nuovo e crescere in silenzio nei mesi successivi.

Tremila miliardi di euro sono una somma spropositata, come se una famiglia che produce un reddito di 100 mila euro si esponesse finanziariamente per una quantità di denaro superiore a quella incassata in un anno di esercizio. Capite che non sta in piedi?

Quel numeretto esprime una forza negativa che alla lunga dovrà essere sanata, a meno che non si decida, su scala globale, di cancellare tutto con un colpo di spugna e onestamente sembra impossibile. E allora, in questo numero, proviamo a dare a una visione differente; mettendoci nella posizione di guardare le cose dall’alto, di essere esterni a quello che accade. E sfruttando meglio tempo, mercati efficienti e diversificati e, in aggiunta, l’effetto combinato dell’interesse composto, all’improvviso si intravedono strade che garantiscono non solo l’eliminazione del debito pubblico, ma anche una crescita del patrimonio tricolore.

Gli esempi ci sono già. I piani previdenziali 401k americani stanno trasformando molti baby boomer in uomini ricchi grazie ai temi che vi stiamo presentando, e poi il Fondo Sovrano Norvegese, che con la sua capacità gestionale negli ultimi 26 anni ha generato medie di interessi annui quasi 3 volte più grandi di quanto non abbiano saputo fare gli italiani nella gestione del proprio patrimonio. E allora perché non imparare da chi fa meglio di noi, magari organizzando una task force di esperti italiani, americani e norvegesi?

Il debito lo si può cancellare, ma come al solito, per riuscire nell’impresa ci vogliono competenze, attitudine al cambiamento e valori culturali da sostenere.
Difficile? Magari lo è, ma pensate a cosa sarebbe dopo?

 

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