Qualche giorno fa stavo correndo lungo una strada su cui passano pochissime auto. Ne sbuca una all’improvviso. Non frena e mi colpisce in pieno. Non mi rendo conto di cosa stia succedendo. Un attimo prima correvo ascoltando musica a tutto volume, un attimo dopo mi sono sentito come sollevato da una fortissima folata di vento.
Per qualche secondo mi sono ritrovato sospeso nell’aria.
Poi tutto ha ripreso la sua corsa. L’auto nella direzione che aveva dopo avermi colpito, i rumori tutti attorno a me, il mio corpo in caduta libera verso l’asfalto.
Quando riapro gli occhi lo sguardo di mia figlia mi tranquillizza. Faccio per alzarmi ma lei me lo impedisce. Mi guardo attorno, riconosco l’ambiente tipico di una stanza d’ospedale.
Non riesco a muovere le gambe. Mi diranno che non potrò più farlo. Piango. Guardo alla mia vita, a come sia cambiata in una frazione di secondo. Non potrò più correre, non potrò neanche camminare, sarò costretto a guardare il mondo da un diverso punto d’osservazione, da un’altezza differente.
Poi però un altro pensiero s’impossessa del mio presente e mi proietta con terrore nel futuro.
Dove prenderò tutti i soldi che mi servono per andare avanti? E quelli per realizzare tutti i progetti che avevo messo in piedi? Come faranno le ragazze a proseguire gli studi e tutti noi a vivere come abbiamo sempre fatto? E quando andremo in pensione?
Buio. Mi sento morire. Quando riapro gli occhi la scena è cambiata di nuovo. Le gambe si muovono, i dolori sono spariti. Provo a stropicciare sia gli occhi che i pensieri, a ravvivare il mio umore ed il mio cuore.
È stato solo un brutto sogno. Mi alzo, ma continuo a tremare. Ho paura. Mi ha spaventato molto di più quella situazione di “mancanza economica” dovuta all’incidente, che l’incidente stesso.
“Se fosse successo davvero?”. In un attimo ho chiara la dimensione economica della quantità di denaro necessario a mantenere comunque il mio tenore di vita. Senza poter lavorare, a cosa avrei dovuto rinunciare? All’università delle ragazze, alla vacanza estiva, all’auto che ero abituato a guidare? Sarebbe stato questo il mio futuro?
Per fortuna il futuro possiamo cambiarlo facendo le scelte giuste oggi.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di marzo 2023 del magazine di Wall Street Italia