Editoriali

Un fondo per l’Italia. Risparmi e imprese insieme vincono

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PATRIMONIALE? Ore 9.00 di venerdì 24 Aprile. Squilla il telefono. E’ un amico, un vicino di casa. “Leo- esordisce senza mezzi termini- il commercialista mi ha detto che farei meglio a togliere soldi dal conto, mi dice che il Governo potrebbe pensare ad una patrimoniale. Tu cosa ne pensi, cosa sai?”. Rispondo sinceramente. “Onestamente se ne sente parlare da 2 anni – replico- ma di solito di patrimoniale non si parla, la si fa e basta. Non posso escluderla però, ma non credo sia ipotizzabile in un periodo in cui si sta pensando di dare soldi ad imprese e famiglie”. Ci salutiamo. Non credo di essere riuscito a dissipare i suoi dubbi.

S&Poor’s. Ore 21.00. Esattamente 12 ore dopo. L’agenzia di rating americana non abbassa il suo giudizio sulla sostenibilità del debito pubblico italiano. E’ un buon segno. I Btp restano BBB, un giudizio che rappresenta l’orlo del baratro, ma una cosa è stare, seppur in bilico, sull’orlo del baratro, una cosa è caderci dentro. E’ evidente come l’azione della BCE di 3 giorni fa, sia stata sufficiente ad alleggerire la pressione sui titoli di stato tricolore. “Li compreremo anche in caso diventino Junk”. Questo il dettato arrivato da Francoforte. Con queste pre-condizioni, a nessuno conviene speculare. A nessuno. Così tutto resta così com’è, e resterà tale anche quando l’8 maggio prossimo sarà Moody’s ad esprimersi sulla qualità del debito italiano.

BARATRO. L’ho descritto più volte in questi giorni, l’ho fatto con articoli che hanno raccontato la situazione di difficoltà del nostro Paese. A spingere verso il baratro l’Italia e gli italiani, c’è un Debito Pubblico che ha raggiunto i 2.400mld di euro e che rischia di crescere parecchio nelle prossime settimane proprio a causa dei supporti che il Governo dovrà fornire alla popolazione in difficoltà a causa della Pandemia. Servono centinaia di miliardi E SERVONO SUBITO, soprattutto servono per imprese e famiglie in difficoltà. L’Europa fa passi avanti, piccoli passi avanti. Ne ha fatti anche nel corso del Consiglio di giovedì. Tuttavia i passi dell’Unione, che fa fatica a trovare un’identità federale, sono sempre molto, troppo lenti per rispondere sufficientemente alle esigenze di un contesto storico la cui unica regola è la velocità. E allora che fare?

L’Italia che non conosce l’Italia. Nel mio libro dello scorso anno “LA RESA DEI CONTI” (Edito da Sperling&Kupfer) ho raccontato la storia di una bellissima avventura italiana che nessuno, anzi pochissimi, conoscevano, una storia che, quando la racconto ancora la gente fa fatica a crederci. Quanto conosciamo l’Italia? Quella storia comincia così.

Una storia di valore. Siamo ad Aprile. Aprile del 2010. Esattamente 10 anni fa.  La cosiddetta “Grande Crisi Finanziaria, quella di Lehman Brothers è passata da poco più di un annoi. Ho ricevuto un bonus di 500 euro così ho decido di investirli. Per diversificare  divido la somma in 5 parti uguali.

  1. 100 sulla borsa americana (Indice S&P500)
  2. 100 su quella tedesca (Indice Dax)
  3. 100 su quella italiana (Indice Ftse Mib)
  4. 100 su quella giapponese (Indice Nikkey)

Oggi, esattamente 10 anni, dopo, decido di controllare cosa ne è stato dei miei 500 euro investiti.

    1. Indice S&P500.                   290 euro  +190%
    2. Indice Dax                              169 euro     +69%
    3. Indice Ftse Mib                      78  euro.    -22%
    4. Indice Nikkey.                       211  euro.   +111%

Niente male vero? Tranne che per la perdita italiana tutto il resto è andato benissimo e nel totale, avendo investito 400 euro, me ne ritrovo 748. Ha pagato anche la diversificazione. Se avessi messo tutto in Italia oggi mi ritroverei con 312 euro. La differenza tra un investimento (come quello fatto) diversificato ed uno tutto concentrato in Italia sarebbe stata di 436 euro. Una bella somma. Una somma che non avrei avuto

Si  lo so, vi starete sicuramente chiedendo cosa ne abbia fatto dei 100 euro che mancano.

Li ho tenuti in liquidità. In questi anni mi sono chiesto spesso dove avrei potuto investirli. Così ho scoperto che il miglior posto sarebbe stato in ITALIA. Eppure a guardare i risultati degli indici la borsa italiana è quella che ha reso meno.

Non lo è. In realtà è il Ftse Mib, l’indice principale del mercato azionario italiano, che ne rappresenta soprattutto la parte finanziaria ad essere andato male. Banche, assicurazioni, sim evidentemente non hanno avuto risultati straordinari. In più non rappresentano il mercato delle imprese italiane. Quel mercato è rappresentato benissimo, invece, da un altro indice che comprende imprese di ogni genere nel panorama nazionale, anche più piccole in termini di capitalizzazione.

Si tratta dell’Indice Ftse Star che, negli stessi dieci anni ha reso esattamente quanto lo S&P500, il 190%. L’indice STAR ha fatto meglio di tanti altri indici mondiali.

Portando più avanti le lancette dell’orologio fino a 5 anni fa, ecco la fotografia che troviamo. Lo Star è rappresentato dalla linea azzurra che, come si può vedere, è quella che ha ottenuto un risultato ancora una volta identico a quello della borsa americana staccando di molto gli altri indici mondiali. Questo ci fa capire quanto valore ci sia nelle imprese del nostro Paese. Il bello, anzi il brutto che tutta la loro crescita azionaria ha premiato soprattutto investimenti stranieri.

 

 

ITALIA TI PUOI SALVARE DA SOLA. Ieri il mio amico Marco Giorgino, docente di Finance e Risk Mangement al politecnico di Milano, nel corso della trasmissione “Quelli delle Ventidue” ha detto

https://www.leopoldogasbarro.it/2020/04/24/quelli-delle-ventidue-linformazione-senza-mascherina/

“Basterebbe prendere il 2% dei risparmi degli italiani e metterli in un fondo…”.

 

UN FONDO PER L’ITALIA. Pensate in Italia ci sono 4.500mld di risparmi monetizzabili. Di questi circa 1.500mld sono in conto corrente. Se fosse possibile creare un Fondo per l’Italia che raccogliesse una quota molto piccola di quei 4.500mld, ad esempio il 3%. Ci ritroveremmo con un fondo dalla capacità d’investimento di ben 150Mld.

Un investimento non una patrimoniale.In pratica ogni risparmiatore dovrebbe “investire” 3 euro ogni 100 di risparmi posseduti. Per invogliare i sottoscrittori, questo fondo potrebbe essere completamente esentasse (senza capital gain e tasse di successione), essere trasferibile ad eredi e minori ed avere la possibilità di essere utilizzato anche per integrazioni previdenziali con rendite anch’esse esenti da tasse. Naturalmente dovrebbe essere un fondo chiuso, con una scadenza non inferiore ai 20 anni.

E il rendimento? Abbiamo visto come investire sulle migliori imprese di questo Paese sia estremamente vantaggioso. Negli ultimi 10 anni il rendimento medio è stato (calcolo spannometrico) di circa il 19% l’anno. Perchè non dovremmo immaginare, che avendo risorse finanziarie su cui contare le aziende italiane non possano continuare a fare il loro dovere: realizzare prodotti unici al Mondo? Lo stato potrebbe comunque garantire anche un rendimento minimo  intorno al 2% per creare una base di solidità che, nel lungo periodo sarebbe estremamente prudenziale. A questo aggiungere un eventuale “premio” funzione della performance effettivamente realizzata.Premetto, non sono un tecnico, un tecnico potrebbe pensare un servizio migliore di quello immaginato da me. Ma strade. ce ne sono eccome. Basta immaginarle.

FIDUCIA E AMORE PER L’ITALIA. Stasera parlando di queste cose con un caro amico, direttore commerciale di un’ importante banca italiana mi sono sentito dire: “Manca un ingrediente importante: la fiducia“.  Stefano ha ragione. Manca la fiducia in figure della politica che stanno impiegando più tempo a discutere che a fare. E’ arrivato il momento di cambiare marcia, di cambiare faccia. In gioco c’è il nostro futuro, in gioco c’è un strada che ci ha condotto ad un bivio. Un sentiero porta verso un nuovo rinascimento, l’altro rischia di farci ripiombare nel buio di una condizione di povertà e tensioni sociali molto prossima a quella degli anni del primo ‘900 (G.B.Vico Docet) e quei “ricorsi storici” sappiamo tutti a quali tragedie immani hanno condotto l’umanità: due Guerre Mondiali, il nazismo,…Non scordiamoci che il “MURO” è caduto soltanto 30 anni fa. Non dimentichiamolo.

Ma noi possiamo scegliere. Abbiamo gli elementi, la cultura, la storia e le risorse per farlo. Se non lo faremo saremo tutti responsabili di aver sperperato tutto quello che abbiamo costruito. Noi saremo responsabili del nostro futuro e di quello dei nostri figli. Bisogna prendere atto che la quota di povertà che cresce a dismisura va arginata in fretta, vanno supportate le aziende. Quei 150 miliardi darebbero fiducia, spinta e risolverebbero tanti problemi nell’immediato, dando tempo e modo all’Europa di costruire un percorso più virtuoso. L’amore per questo Paese e per la bellezza che incarna credo meritino una via. Questa? Un’altra? Ma che ci sia. In fretta. Non c’è più tempo. Oggi è il 25 aprile? Liberiamoci da rischi che nessuno può permettersi di correre.