Morningstar ha pubblicato ieri il primo Global Investor Portfolio Study, uno studio sui portafogli degli investitori a livello globale. La ricerca rivela ampie divergenze tra i 14 mercati analizzati nel comportamento degli investitori e nella costruzione dei portafogli. Lo studio analizza come le pratiche del mercato locale e la cultura sugli investimenti, il sistema previdenziale e il panorama normativo guidano le esigenze finanziarie degli investitori e la loro propensione a correre rischi nei loro portafogli. Considera inoltre la disponibilità di prodotti finanziari, il modo in cui gli investitori affrontano la costruzione del portafoglio, l’asset allocation complessiva e l’entità del bias per il mercato domestico, ossia quando l’esposizione geografica di un portafoglio è sbilanciata sul mercato interno dell’investitore.
I comportamenti degli investitori secondo Morningstar
- Gli investitori sono più propensi al rischio quando iniziano a investire presto. Questo è particolarmente evidente nei mercati con una maggiore prevalenza di sistemi pensionistici a contribuzione definita, in cui gli investitori tendono a creare o ad aderire a opzioni di portafoglio più aggressive, con una maggiore esposizione azionaria e una minore a obbligazioni e liquidità. Di questo scenario fanno parte mercati come l’Australia, la Nuova Zelanda, il Regno Unito e gli Stati Uniti.
- Al contrario, in mercati come Francia, Germania, Italia e Giappone, che hanno schemi previdenziali a contributi definiti e, in alcuni casi, sono supportati da un servizio di
assistenza sanitaria e da un sistema completo di previdenza sociale, gli investitori sono meno incentivati a prendere decisioni in termini di pianificazione finanziaria. Di conseguenza, questi investitori tendono ad avere portafogli più conservativi. - Il settore immobiliare costituisce la maggiore ricchezza non finanziaria a livello globale ed è il motivo principale per cui gli investitori assumono un debito significativo, specialmente nei mercati altamente indebitati come Australia, Canada, Cina, Hong Kong e Nuova Zelanda.
- La propensione (bias) a investire sui mercati domestici (home bias) è presente ovunque, sebbene sia mossa spesso da motivazioni aggiuntive oltre a quelle comuni della familiarità con il mercato, dell’accessibilità e dell’eliminazione del rischio valutario. Tra queste motivazioni figurano le dimensioni dei mercati azionario e obbligazionario a livello domestico, la presenza di controlli sui capitali e i vantaggi fiscali.
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Gli investitori statunitensi hanno in genere un’alta propensione al rischio, poiché i nuclei familiari detengono meno liquidità e depositi. Gli investitori giapponesi rappresentano
invece i più prudenti, con oltre il 50% degli asset dei nuclei familiari in liquidità o depositi, nonostante oltre due decenni di tassi d’interesse vicini allo zero. - Sebbene gli investimenti sostenibili stiano diventando sempre più diffusi in Europa e l’interesse in Australia, Nuova Zelanda e America del Nord stia aumentando, i fattori
ambientali, sociali e di governance (ESG) non sono ancora tra le considerazioni principali per la costruzione di portafogli in Asia. Negli Stati Uniti la sostenibilità ricopre un ruolo di
supporto nella selezione degli investimenti, ma le considerazioni sui fattori ESG sono particolarmente importanti per gli investitori più giovani. - Nei portafogli a livello globale sono presenti le criptovalute, ma continuano a essere utilizzate da un numero ridotto di investitori, con un’alta concentrazione tra i più giovani.
Gli investitori più propensi verso le criptovalute sono a Singapore, in cui risiedono diverse aziende importanti di criptovalute, a Hong Kong e in Canada, con oltre il 14% degli asset allocati a questo settore.