I mercati azionari continuano a rafforzarsi, incuranti della guerra commerciale a tutto campo tra Cina e Stati Uniti. L’impressione è che gli investitori si siano convinti del fatto che sarà più contenuto del previsto l’impatto negativo delle politiche di chiusura delle due prime economie al mondo, caratterizzate dallo scambio di tariffe punitive contro le importazioni.
In Asia e in Europa le Borse principali scambiano in rialzo. I trader scommettono che la robusta crescita degli Stati Uniti è tale da poter controbilanciare per un po’ di tempo la guerra sino americana a colpi di dazi. Secondo il premio Nobel per l’economia Robert Shiller le prospettive sono positive, dal momento che con le sue misure pro crescita e pro aziende, Donald Trump è riuscito a “risvegliato gli spiriti animali” dell’economia.
I fondamentali macro sono indubbiamente buoni ma secondo un pool di 70 economisti interpellati da Reuters nella settimana che è andata dal 12 al 19 settembre, la guerra commerciale è negativa per l’economia americana. L‘escalation dei dazi rischia di compromettere la crescita che altrimenti sarebbe ben impostata, sul breve termine per lo meno.
I mercati ignorano anche le tensioni politiche interne in Italia in vista della presentazione della legge di bilancio autunnale e le incertezze legate alla Brexit. Durante il summit europeo, la premier inglese Theresa May ha esortato le autorità UE a rinunciare a tutte le proposte “dannose per il Regno Unito”.
Senza contare che la crisi dei mercati emergenti e la pioggia di vendite abbattutasi sulle valute dell’area è tutt’altro che finita. Per Rob Carnell, chief economist e head of research di ING per la regione Asia-Pacifico, i mercati finanziari sono troppo compiacenti. L’economista ha raccontato di voler “cercare sempre i fattori negativi e di averne osservati tanti in giro”. I mercati, ciononostante, “non sembrano affatto voler reagire” a questi elementi perturbatori.