ROMA (WSI) – Di questo legame pericoloso tra le banche fragili e i governi della zona euro se ne è parlato anche in un nuovo rapporto di trasparenza dall’Autorità bancaria europea (EBA). La parte dei titoli emessi dagli stati sotto pressione, detenuta dalle banche domestiche, è aumentata notevolmente tra il dicembre 2010 e il giugno 2013, stando a quanto riportato da alcuni dati resi pubblici lunedì.
Anche molti analisti, riferisce l’emittente americana CNBC, avvertono che il legame creatosi tra governi e banche deboli ha originato una sorta di circolo vizioso diabolico, che potrebbe portare banche e governi a trascinarsi a vicenda a fondo nel caso di una nuova crisi.
Come ha avvertito Citigroup, se le banche smettono di comprare Btp si rischia lo scoppio di una bolla e la perdita di fiducia nella qualità del credito italiano.
Non è un mistero, infatti, che dopo il crac finanziario del 2008, le nazioni di tutto il mondo siano state impegnate a ristrutturare e riequilibrare le proprie economie. Il sostanziale debito sovrano e bancario ha portato l’Eurozona a cadere, nel 2011, in una recessione prolungata, che ha fatto sì che la portata dei suoi problemi diventasse evidente.
Per questo motivo la Banca centrale europea (BCE) ha continuato a pompare liquidità nell’economia attraverso le sue operazioni di rifinanziamento a lungo termine (LTRO), grazie alle quali le banche in difficoltà hanno ricevuto prestiti a basso costo, non essendo in grado di autofinanziarsi attraverso i mercati dei capitali. Le banche così hanno fatto incetta di debito pubblico emesso dai loro paesi d’origine e ciò ha dato vita ad un rendimento più elevato sulla liquidità a buon mercato ottenuto dalla BCE, contribuendo a ridurre gli oneri finanziari dei paesi.
A giugno di quest’anno il 99% dei 23 miliardi di euro di debito pubblico greco era detenuto dagli istituti di credito del Paese, in aumento rispetto al 67 per cento del giugno 2010. Le banche spagnole, invece, detengono l’89% del debito del governo spagnolo, così come quelle italiane.
Le banche cipriote poi detengono l’84% del debito sovrano di Cipro. Le banche tedesche, infine, detengono il 72% del debito tedesco, dal 76 per cento nel 2010; mentre gli istituti di credito finlandesi detengono solo il 6% delle obbligazioni del proprio governo.
Steven Saywell, responsabile globale di FX Strategy di BNP Paribas sostiene che “la vera crisi che abbiamo avuto qui in Europa riguarda il mercato obbligazionario sovrano. Quello che ci serviva”, spiega Saywell, “erano dei compratori interessati a questi titoli sovrani. Ora, comunque, lo spread è cambiato radicalmente, per cui credo che sia stato fatto ciò che era necessario”.
Quindi, precisa Sayweel, “da un punto di vista della sicurezza non credo ci sia più il rischio che abbiamo avuto per 18 mesi sull’obbligazionario”.
Nel frattempo, Bill Blain, senior fixed income broker di Mint Partnersha, si aspetta che Mario Draghi inietti più liquidità nei mercati attraverso la sua operazione di rifinanziamento a lungo termine e che opti per tassi passivi negativi, il che vedrebbe le banche europee pagare gli interessi sulle riserve detenute presso la BCE.
Come risultato, i creditori europei userebbero più soldi per comprare il debito periferico, aumentando così il legame tra banche europee e le economie più fragili della regione, aumentano la loro esposizione al debito sovrano.