Il 2018 è stato uno dei peggiori anni in termini di performance di mercato. Il 90% circa delle asset class ha subito perdite (vedi grafico sotto). Hanno chiuso l’anno in positivo soltanto gli investitori che hanno investito in liquidità e Treasuries Usa a breve.
Un mese dopo le turbolenze di dicembre, i mercati hanno effettuato un’inversione a U. Dopo essere finito in una fase orso per poco tempo la vigilia di Natale (nel giorno noto come il “Massacro di Mnuchin“). Pensando forse di rassicurare gli investitori, il segretario del Tesoro Usa ha specificato di aver contattato i dirigenti di sei grandi banche americana per assicurarsi che le operazioni stessero funzionando regolarmente. Sono di solito cose che succedono in periodi di crisi finanziaria, e questo ha innervosito i mercati, anziché calmarli.
Inversione di rotta netta per l’azionario
Oggi la situazione si è quasi ribaltata. Nonostante siano aumentate le ragioni di panico rispetto ad allora – continue tensioni commerciali e geopolitiche su fronti come Brexit e Venezuela in particolare – l’87% delle Borse mondiali è in rialzo da inizio anno, stando ai calcoli dell’analista di Societe Generale Andrew Laphtorne.
L’indice MSCI dell’azionario mondiale ha guadagnato l’11% dai minimi toccati il 24 dicembre. Il computo è di più 6,3% nel 2019. Se i mercati riusciranno a confermare tale risultato nelle ultime due sedute di gennaio, “il mese sarà ricordato come uno dei più positivi di sempre“, commenta Laphtorne.
E non sono soltanto le big dell’azionario ad aver recuperato terreno con decisione. Lo strategist sottolinea che le small cap stanno facendo meglio dei titoli a grande capitalizzazione. Inoltre i titoli a volatilità elevata stanno battendo quelli a bassa volatilità. Al contempo le azioni ‘Value’ stanno sovraperformando le ‘Quality stocks’. Insomma, sono i gruppi con i bilanci più deboli che stanno riscontrando il maggiore successo in Borsa.
Cos’è cambiato nel sentiment degli investitori
A cambiare le cose è stata prima la Fed, che ha assunto un atteggiamento più da colomba. La banca centrale ha tolto il pilota automatico e potrebbe interrompere la serie di rialzi dei tassi. Idem per la riduzione del bilancio. La Cina ha annunciato che inietterà nuova liquidità sui mercati con una sorta di Quantitative Easing. Il governo di Pechino varerà inoltre misure di stimolo fiscale importanti per rilanciare la crescita.
Tuttavia, le inversioni di tendenza sui mercati sono state storicamente particolarmente marcate in gennaio. Laphtorne sottolinea che vendere i titoli e settori vincenti di dicembre e comprare i perdenti a gennaio si è rivelata una strategia di successo nel 70% dei casi in Europa.
Il dilemma per gli investitori è dunque il seguente. Da un lato i fondamentali economici sono sempre più deboli. La crescita è fiacca e la fiducia dei consumatori sta scendendo. I dati PMI sono deludenti e gli investitori non sembrano credere più tanto nel rally di mercato. Bisognerà quindi stare attenti alla reazione dei mercati quando gli investitori non saranno più in modalità “risk-on”.
Barclays: investitori aumenteranno esposizione all’azionario
Dall’altro lato, i rialzi non sono probabilmente ancora finiti. I titoli ‘Value’ sono diventati estremamente economici e questo costituisce un’opportunità di guadagno. La sensazione di SocGen è che l’outlook macro non si tradurrà in una crisi finanziaria come avvenuto nel 2007 e 2008. Per il semplice motivo che le ‘Value stocks’ sono impantanate in una fase ribassista già da un bel po’ di tempo. Si tratta di azioni che scambiano a prezzi di sconto rispetto a quelli che sono i fondamentali della società.
Il consiglio di Lapthorne è quindi di scommettere non come se stessimo per assistere a un crac di mercato, bensì come se ci trovassimo nel biennio 2000/2001, durante la formazione della bolla dot com. Un periodo caratterizzato dalla speculazione esuberante sui titoli del mondo hi-tech e sui nuovi protagonisti di Internet. Il Nasdaq perse poi il 50% in nove mesi, e non recuperò mai i livelli massimi del 2000.
Secondo gli strategist Barclays il culmine di questa fase di recupero non è ancora stato raggiunto: “il denaro vero non ha ancora partecipato alla ripresa di gennaio”. “I fondi comuni hanno ridotto anzi la loro esposizione all’azionario accumulando invece Bond e liquidità”. Gli investitori dovrebbero quindi aumentare ancora la loro esposizione alle Borse nelle settimane a venire”.