Diverse le grandi crisi finanziarie esplose negli anni con recuperi solitamente simili e meno imprevedibili. In merito agli indici azionari, ogni grande crisi ha delle caratteristiche specifiche. Così dopo l’11 settembre e grandi fallimenti come Lehman, il mercato acquisisce gli anticorpi e dopo aver reagito compostamente e quasi con sollievo si chiede: “se la situazione si è risolta una volta, perché non deve risolversi di nuovo”?.
Una domanda che si sta proponendo anche adesso, nonostante numeri di Covid in sensibile aumento. Nella crisi attuale difatti, nonostante il peggioramento dei dati di contagio in molti grandi e popolosi paesi, il mercato non ha più avuto reazioni scomposte. In una nota gli esperti di Marzotto Sim cercano di scoprire le analogie per gli indici azionari S&P500 e DAX con il periodo 2008-2010 nel post Lehman Brothers, per cercare di fare delle ipotesi, basate sul passato, su uno dei possibili outcomes della attuale crisi legata al Covid.
Lehman vs Covid: come si comportano i mercati
Paragonando il 2020 con il 2008, ovvero Covid con Lehman, emerge che il recupero verso i livelli pre-crisi è stato per tutti gli indici azionari sensibilmente più rapido nella situazione attuale. Questo è confortante, perché di fatto per il momento ha comportato una minore “disruption” finanziaria agli investitori, intaccando meno la propensione al rischio. Il Nasdaq su nuovi massimi assoluti rende sicuramente più stabile, almeno in un’ottica di investimento, l’attuale contesto.
In più, concludono gli esperti, almeno fino al momento, le fasi ribassiste (all’interno di un canale rialzista) sono state meno accentuate rispetto al 2009.
Paragonando i due indici, possiamo notare che la performance del DAX nel post-Lehman fu meno volatile e complessivamente più lineare rispetto all’S&P, al contrario di quanto per il momento accaduto nei mesi scorsi.
La domanda che si pongono gli esperti è e se in futuro la performance relativa del DAX migliorerà rispetto a quella dell’S&P500.
Nel caso l’attuale quadro di riferimento dovesse complicarsi, i riferimenti del 2009 e del 2010 che abbiamo individuato ci danno dei target numerici, anche se non dobbiamo dimenticare la base di prezzo di partenza dei due indici azionari. Dopo oltre 10 anni di grande crescita economica, il prezzo rispetto ad allora è circa il doppio per entrambi. E’ vero che percentualmente le fasi di storno avute fino ad ora sono state sensibilmente inferiori, ma è vero anche invece in termini numerici assoluti sono molto simili.
Anche da questa analisi, il quadro sui principali indici azionari sembrerebbe al momento rimanere costruttivo e potrebbe avere senso tentare da ora in poi di puntare maggiormente sull’Eurozona.