NEW YORK (WSI)- Per i mercati emergenti il peggio è alle spalle. Dopo un 2015 terribile, complice il rallentamento dell’economia cinese, il crollo del mercato delle materie prime, il rafforzamento del dollaro, i paesi in via di sviluppo dovrebbero ritrovare smalto. Almeno questo e’ quanto si deduce guardando anche le previsioni del Fmi, che nelle ultime stime, fissa a +4,5% la crescita del Pil atteso dopo il +3,9% del 2015.
Tre i segnali che dovrebbero far ben sperare:
1 – Stabilizzazione del mercato del petrolio e delle materie prime
Il 2015 e’ stato un annus horribilis per le materie prime. Un esempio per tutti e’ rappresentato dal petrolio, che nel mese di dicembre ha toccato i minimi da sette anni. Se si considera che molti paesi emergenti hanno una forte dipendenza della crescita dall’export di materie prime come petrolio, ferro e rame, non si fara’ fatica a capire il peso negativo di quest’anno di questa voce sui bilanci di alcuni paesi. Il prossimo anno le cose dovrebbero cambiare. Gli esperti non si aspettano certo un boom, ma di sicuro il consesus indica una stabilizzazione dei prezzi, che dovrebbe favorire un ritorno degli investitori in questi mercati.
2 – Pericolo cinese dovrebbe rientrare
La tempesta che ha travolto la Cina quest’anno dovrebbe rientrare il prossimo anno. Il 2015 per Pechino e’ stato in termini di crescita l’anno peggiore dal 2009. La situazione dovrebbe tuttavia migliorare grazie alla politica espansiva della Banca Centrale Cinese, che sta pompando denaro nel mercato.
3- Rafforzamento del dollaro e aumento dei tassi della Fed
Nel 2015 la valuta statunitense ha segnato significativi rafforzamenti nei confronti di tutte le valute mondiali, comprese quelle dei mercati emergenti. Qualche esempio: il real brasiliano ha perso contro il dollaro il 31%, il rublo il 17% mentre la rupia indonesiana il 10%.
Anche per il 2016 gli analisti scommettono su un rafforzamento del dollaro, anche se non al ritmo del 2015. Questa notizia contiene un mix di notizie buone e cattive. Buone perché una valuta debole consente ai mercati emergenti di aumentare le vendite all’estero. La cattiva notizia è che i mercati emergenti devono pagare i loro debiti in dollari. Secondo Wells Fargo, al momento si contano circa 3 miliardi di dollari di debito dei mercati emergenti denominato in valuta statunitense. Con il rally del dollaro, il debito diventa più costoso da rimborsare.
Infine, la Fed. Dopo tanta incertezza, la Banca Centrale Americana ha alzato, in dicembre, per la prima volta in dieci anni, i tassi di interesse. La notizia e’ vista positivamente da molti leader politici dei mercati che ne hanno esaltato il suo valore di chiarezza sul marcato, dopo mesi di volatilità dovuta alle incertezze sulle scelte della Fed.
Fonte: Cnn