USA: la Fed alla fine ha rispettato le attese rialzando i tassi di 25bps e mantenendo per il futuro un atteggiamento misurato sui tassi. La Fed ha però aggiunto che, se necessario, risponderà a cambiamenti dello scenario economico. Inoltre i fattori che hanno portato al rialzo i prezzi sono stati definiti transitori. In sostanza pertanto la Fed non è intenzionata ad effettuare incrementi dei tassi superiori a 25bps e, come osservato dal solito John Berry, non necessariamente in ogni meeting.
Il voto è stato unanime. Lo stesso Berry, in un suo articolo, ha evidenziato come la Fed non consideri esplosiva la crescita finora sperimentata. I motivi sono i seguenti: 1) il 4% di crescita finora sperimentato è solo leggermente al di sopra del livello potenziale stimato dalla Fed; 2) è difficile immaginare un buon contributo in futuro da parte delle esportazioni nette in un contesto di ripresa internazionale ancora debole; 3) la spesa per consumi non ha registrato un vero e proprio boom pur in presenza di un forte supporto fiscale. Cominciano ad emergere segnali di rallentamento nel semestre che si apre oggi.
L’indice relativo ai PMI di Chicago di giugno relativo al settore manifatturiero, ha segnato un brusco calo (in termini assoluti il maggiore degli ultimi 30 anni) in seguito principalmente ad un violento ridimensionamento sia della componente produzione che nuovi ordinativi. La sottocomponente prezzi pagati ha invece raggiunto il picco record dal 1988. Il dato di ieri comunque non ha messo in discussione la possibilità di un buon dato sul mercato del lavoro in pubblicazione domani.
Ricordiamo però che il mercato del lavoro si è spesso rivelato un indicatore lagging. Pertanto non è da escludere la possibilità di uno scenario di rallentamento dell’economia con aumento, almeno nella prima fase, del numero degli occupati. Se ciò avvenisse, la Fed potrebbe saltare l’appuntamento del 10 agosto e mantenere i tassi fermi all’1,25%.
Europa: sale la fiducia delle imprese dell’intera area euro. Il dato, dopo il leggero calo registrato a maggio, ha raggiunto il livello più alto degli ultimi tre anni, con un miglioramento delle valutazioni delle industrie su esportazioni ed ordinativi.
Scende invece lievemente la fiducia dei consumatori determinata da un calo della fiducia nei servizi e nel commercio estero.
Sembrano attenuarsi le pressioni inflative. Secondo le stime dell’Eurostat, il cpi dell’intera area euro a giugno dovrebbe crescere del 2,4% a/a dal 2,5%. Il dato definitivo sarà pubblicato il 16 luglio.
Oggi si terrà la riunione della Bce, che, considerato i segnali di calo delle spinte inflative e di miglioramento economico, non dovrebbe apportare modiche al livello dei tassi. Importante sarà comunque seguire la conferenza stampa di Trichet, che potrebbe dare indicazioni sulle future mosse di politica monetaria. Relativamente alle aeree emergenti la Banca Centrale polacca ha alzato i tassi di interesse di 50 bps portandoli al 5,75% a fronte di un’attesa di rialzo di 25 bps, con bias restrittivo. La manovra è stata giustificata dai timori di rialzi dei prezzi.
Asia-Pacifico: in Giappone, il rapporto Tankan per il mese di giugno ha evidenziato come la fiducia delle imprese manifatturiere sia ai massimi dai tempi dello scoppio della bolla speculativa nel 1991: l’indice della fiducia tra le grandi imprese manifatturiere è salito a 22, ben sopra l’attesa mediana degli analisti di 17, mentre l’indice delle grandi imprese di servizi è salito da 5 a 9.
Ancor più importante, il rapporto ha evidenziato come anche la fiducia delle piccole imprese sia migliorata, con più ottimisti che pessimisti tra le piccole manifatture per la prima volta dal 1991, indice del fatto che la ripresa sta diventando più diffusa nell’economia. Sui mercati, si è assistito al maggior calo dei corsi obbligazionari nelle ultime due settimane, probabilmente anche nell’attesa di un buon dato sull’occupazione USA per oggi, che darebbe alla Fed ulteriori ragioni per aumentare il costo del denaro anche ad agosto, e ad un movimento di rafforzamento dello Yen nei confronti del Dollaro, mentre in crescita è risultata anche la borsa.
Commodity: i dati sulle scorte petrolifere statunitensi relativi alla settimana conclusasi il 25 giugno hanno evidenziato un calo delle scorte di 0,5 Mln di barili, mentre restano invariate le scorte di benzine ed aumentano quelle di distillati. Dopo la pubblicazione, le quotazioni petrolifere hanno evidenziato un incremento salendo sopra i 36 $/b. Restano alte le quotazioni del rame in attese di notizie relative allo sciopero dei lavoratori cileni.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)