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MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (04/08/04)

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USA: l’atteso dato sull’indice dei prezzi Pce core di giugno è risultato migliore delle attese collocandosi in termini tendenziali all’1,5% da 1,6%. La Fed pertanto potrebbe ancora ribadire l’approccio graduale alla fase di politica monetaria restrittiva inaugurato lo scorso 30 giugno.

Si è registrato un forte calo della spesa per consumi, la variazione negativa più forte dagli attacchi terroristici dell’11 settembre. I consumi sono stati penalizzati dall’effetto rialzo del prezzo del petrolio oltre che dal forte calo delle vendite di auto che dovrebbero essere state la spiegazione principale alla base del forte calo dei consumi di beni durevoli (-5,9% m/m).

In termini reali il dato ha presentato una variazione negativa ancora più forte (-0,9% vs. -0,7%). Il dato ha confermato pertanto la fase di rallentamento dell’economia che ha caratterizzato, nel secondo trimestre, soprattutto il mese di giugno. Quello che Greenspan ha definito “soft patch” si è pertanto rivelato piuttosto profondo ed ampio. Nel frattempo alcuni indici anticipatori hanno segnalato la possibilità di una rapido arresto della fase di rallentamento. La continuazione del rally del greggio mette però in discussione tale possibilità. Di conseguenza gli operatori, complici anche le tensioni geopolitiche, manifestano ancora una preferenza verso il comparto obbligazionario.

Oggi il Tesoro Usa annuncerà i quantitativi in emissione la prossima settimana. Nel frattempo il ministero del Tesoro giapponese ha comunicato che l’ammontare degli acquisti di Treasuries a maggio è stato pari a 21,9Mld$, il valore più basso dal mese di ottobre. Si tratta di un elemento (il possibile calo degli acquisti di Treasuries da parte degli investitori stranieri) che potrebbe essere un tema importante la prossima settimana. Per ora l’attenzione è sulle variabili macro.

Europa: stabile il tasso di disoccupazione dell’area euro che a giugno è rimasto fermo al 9%. Tra i vari paesi, il tasso più basso è stato registrato in Lussemburgo ed Austria (4,2%), mentre quello più alto in Polonia (18,9%), Slovacchia (16,2%) e Lituania (11,4%). Relativamente alla dinamica dei prezzi, i dati sui prezzi alla produzione a luglio sono rimasti fermi al 2,4% a/a, a conferma che almeno per il momento non sussistono timori di rialzo dei prezzi, sebbene i recenti incrementi delle quotazioni petrolifere potrebbero procurare problemi in futuro.

Il Fmi ha alzato le stime di crescita dell’area euro per l’anno in corso portandole al 2% dall’1,7% stimato ad aprile. Tuttavia l’organizzazione si mostra preoccupata sulle prospettive di recupero della domanda interna e degli squilibri fiscali dei paesi membri. Infine il Fmi ritiene opportuno che la Bce mantenga l’attuale politica monetaria fino ad un chiaro recupero della domanda interna.

Per oggi sono attesi i dati sul mercato del lavoro tedesco per luglio che comunque non dovrebbero registrare forti cambiamenti rispetto al mese precedente e le vendite al dettaglio dell’intera area che dovrebbero dare delle indicazioni circa l’andamento della domanda interna che si presenta piuttosto debole. Infine sono attesi i dati sui Pmi servizi.

Asia-Pacifico: chiusura in ribasso per la borsa di Tokyo che durante la seduta ha raggiunto il minimo da circa 2 mesi, sui timori sulla crescita in seguito ai nuovi record del prezzo del greggio e al loro impatto sull’economia globale. Il calo dell’azionario ha favorito il mercato obbligazionario con il rendimento sul 10 anni che ha raggiunto il valore più basso dell’ultimo mese. Il dipartimento del Tesoro nipponico ha comunicato che a maggio l’acquisto di treasury è stato pari a 21,9 MLd$, un valore al di sotto della media mensile del primo trimestre di 29,1Mll$.

Commodity: supera i 44 $/b il prezzo del greggio. Le dichiarazioni del presidente dell’Opec secondo cui i paesi al momento non possono rialzare immediatamente la loro produzione lanciando un campanello di allarme sulla capacità produttiva dei vari membri ed il sabotaggio di un oleodotto in Iraq che ha interrotto le esportazioni di greggio dal nord del paese, hanno contribuito a tenere alte le quotazioni petrolifere. Oggi inoltre sono attesi i dati settimanali sulle scorte statunitensi.

A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)