USA: i dati relativi ai prezzi al consumo hanno mostrato una sensibile accelerazione. Il dato generale relativo all’inflazione a maggio è cresciuto del 3,1% a/a, dal 2,3% di aprile a causa di un sensibile incremento dei prezzi energetici. Si tratta del livello tendenziale più elevato dal mese di giugno 2001. La componente relativa all’energia, che pesa nel paniere circa il 14%, è infatti cresciuta del 4,6% m/m a causa del caro petrolio. Diversa la situazione del dato se depurato dalle componenti più volatili, quali cibo ed energia, dato che a maggio hanno registrato una modesta flessione del tendenziale (a +1,7%, dal +1,8% di aprile), confermando come la crescita dei prezzi al consumo continui a rimanere sotto controllo ed avvalorando un’azione graduale sui tassi di interesse da parte della Fed nei prossimi mesi.
In miglioramento anche la fiducia dei consumatori: il dato diffuso dall’università del Michigan ha evidenziato a maggio un 95,2 dal 90,2 di aprile, grazie ad un recupero sia della componente condizioni correnti che di quella relativa alle aspettative. A fine serata Greenspan, in occasione del suo discorso tenuto di fronte al senato dopo il rinnovo dell’incarico, ha dichiarato che le spinte inflative non sono destinate ad essere un motivo di preoccupazione serio, in presenza di incrementi piuttosto modesti del costo del lavoro unitario.
Le dichiarazioni di Greenspan, insieme al dato sul Cpi sostanzialmente in linea con le attese, hanno comportato una correzione delle aspettative di mercato, fino a ieri più inclini ad immaginare una Fed più aggressiva. Dopo tali avvenimenti infatti prevale l’ipotesi di un approccio più graduale con un rialzo di 25 bps in ognuno dei 5 meeting della Fed che si terranno entro la fine dell’anno. Il dato sugli acquisti netti di asset Usa del mese di aprile, ha evidenziato un saldo positivo di 76,2Mld$, riuscendo pertanto a posizionarsi per il sesto mese consecutivo al di sopra del deficit commerciale mensile.
Europa: le autorità monetarie continuano a rimanere ottimiste circa la crescita dell’area Euro. Ieri Garganas, il presidente della banca centrale greca, ha ribadito che la domanda interna dell’intera area Euro dovrebbe accelerare prima della fine dell’anno ed in tale contesto un allentamento monetario è fuori agenda. Garganas ha comunque dichiarato che al momento l’atteggiamento della Bce rimane quello di wait and see senza nessun tipo di bias.
Non mancano però incertezze sulla ripresa. Clement, il ministro dell’economia tedesco, ha dichiarato che in Germania la ripresa, attualmente trascinata dalle esportazioni, potrebbe indebolirsi entro la fine dell’anno.
Anche Rogowski, capo della confindustria tedesca, ha dichiarato che il paese potrebbe registrare una crescita modesta a causa di una domanda interna, sia dal lato consumi che da quello investimenti, che continua a rimanere stagnante. Infine, secondo fonti vicine alla Bce, la banca centrale europea potrebbe cambiare il metodo di stima dell’inflazione utilizzando il prezzo spot del petrolio invece del future, per evitare di sottostimare le pressioni sui prezzi derivanti dall’andamento del prezzo del greggio.
Asia-Pacifico: il discorso di Greenspan ha riproposto l’ipotesi di un approccio graduale da parte della Fed. LA buona chiusura dei mercati Usa ha consentito al Nikkei di guadagnare anch’esso il 2,23%.
Il rialzo dell’azionario ha penalizzato il mercato obbligazionario, con i titoli a 10 anni che hanno raggiunto il rendimento più alto dall’ottobre del 2000.
In Cina continuano le polemiche su un eventuale rialzo dei tassi da parte della Banca Centrale. Tuttavia le autorità continuano a sostenere che i prezzi sono sotto controllo e che gli incrementi registratisi negli ultimi mesi sono destinati a scendere grazie alle misure macroeconomiche adottate dal governo.
Commodity: la notizia di attentati a 2 oleodotti in Iraq, ha infiammato le quotazioni petrolifere salite sopra i 38 $/b. I timori sono però rientrati facendo scendere il prezzo del greggio in prossimità dei 37,5 $/b. Il rialzo dell’output produttivo da parte dei paesi Opec, la maggiore tranquillità acquisita sul livello delle scorte statunitensi ed un rallentamento dei consumi cinesi hanno determinato un calo delle quotazioni. Infine ricordiamo che oggi saranno pubblicati i dati del Dipartimento dell’Energia sullo stato delle scorte petrolifere statunitensi.
A cura di A. Cesarano (Responsabile desk Market Research), L. Lorenzoni (Economista), C.Pace (Research Assistant)