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MERCATI FINANZIARI: L’ OUTLOOK (20/10/05)

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Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente. (WSI)

USA: continua la serie di discorsi da parte di esponenti della Fed (ieri Pianalto, Kohn e Fisher, questi ultimi due membri votanti) segnalanti l’elevata attenzione sulla dinamica dei prezzi tali da rendere ancora non ultimato il processo di rimozione dell’accomodamento monetario. Kohn ha anche precisato che gli effetti degli uragani, il rialzo del prezzo del greggio ed il rallentamento del rialzo dei prezzi immobiliari verosimilmente si ripercuoteranno negativamente sulla spesa per consumi. Tali efetti potrebbero però essere in parte bilanciati da un incremento della spesa per investimenti dal lato corporate oltre che dal supporto offerto dalla spesa per ricostruzione.

Il Beige Book redatto dai 12 distretti della Fed ha segnalato una crescita moderata a settembre ed agli inizi di ottobre a causa del passaggio degli uragani. E’ stato inoltre evidenziato un miglioramento delle condizioni occupazionali in un contesto in cui diversi distretti indicano che le aziende hanno un maggiore potere sui prezzi. I mercati azionari sono stati ben supportati dal buon esito delle trimestrali pubblicate ieri tra cui quella di Altria (settore tabacco) e di due grosse banche Usa, JPMorgan e Bofa: la prima ha beneficiato del buon andamento dell’investment banking e la seconda dell’espansione dell’attività nel settore dei mutui sebbene in un contesto di contrazione dei margini di interesse (da 3,3% a 2,8%).

I mercati obbligazionari stazionano sui livelli di tassi raggiunti dopo i rialzi dei giorni scorsi, evidenziando di aver incorporato nei prezzi il messaggio di prosecuzione della fase di rialzo da parte della Fed.

Europa: secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, in un’anticipazione del report annuale che sarà diffuso nella giornata odierna, i sei istituti di ricerca del paese si attendono un rialzo dei tassi da parte della Bce di 50 bps a causa delle spinte inflattive derivanti dal caro petrolio.

Nello stesso report gli istituti avrebbero abbassato le stime di crescita del paese all’1,2%, dall’1,5% atteso sei mesi fa. Relativamente alla crescita anche il commissario europeo Almunia ha ammesso che il rialzo del prezzo del greggio rappresenta un rischio per la crescita dell’intera area Euro con il Pil che dovrebbe crescere ad un tasso compreso tra l’1,2-1,3% nel 2005, per poi accelerare al 2% nel 2006.

E proprio la debolezza della crescita potrebbe spingere la Bce a rimanere ancora cauta sui tassi, con un rialzo nel secondo trimestre del 2006, soprattutto perché con un’inflazione core ferma all’1,3%, il rialzo dell’inflazione generale rischia di essere solo un fenomeno temporaneo e destinato ad esaurirsi nel primo semestre del 2006.

Asia-Pacifico: la chiusura positiva delle borse statunitensi ed il calo del prezzo del petrolio hanno guidato i rialzi delle borse asiatiche. In Giappone il Nikkei ha chiuso guadagnando lo 0,46%. Intanto continuano le voci sul possibile cambiamento della politica monetaria della BoJ. Il governatore della Banca Centrale, Fukui, durante un discorso al Parlamento ha dichiarato che i tassi a lungo termine sono molto bassi, spingendo gli speculatori a pensare che l’istituto si stia preparando a rialzarli.

Fukui ribadisce che per fine anno è attesa la fine della deflazione e che l’economia nipponica continuerà ad espandersi ad un ritmo moderato. Sul fronte macro, le vendite nei convenience store a settembre hanno continuato a scendere sebbene ad un ritmo più moderato (-0,3% a/a da –1,3% di agosto).

Commodity: scende per il terzo giorno consecutivo il prezzo del greggio grazie all’aumento superiore alle attese delle scorte statunitensi ed alla ripresa dell’attività nel Golfo del Messico dopo gli uragani Katrina e Rita. Nella settimana terminata il 4 ottobre le scorte di greggio sono salite di 5,6 Mln di barili, le scorte di benzine di 2,9 Mln di barili, mentre le scorte di distillati continuano a scendere (-1,9 Mln di barili). Nel Golfo del Messico la produzione di greggio è stata ripristinata al 35,13%, confermando una ripresa lenta e graduale. Malgrado il calo dei distillati, le quotazioni petrolifere hanno continuato a scendere, confermando come per ora l’attenzione degli operatori è rivolta più verso il pericolo uragani che verso l’aumento della domanda di petrolio da riscaldamento che solitamente si registra con l’arrivo della stagione invernale.

A cura di A. Cesarano (Responsabile Research and Strategy), L. Lorenzoni (Economista Senior), A. Mercuri (Analista), C. Pace (Economista)