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Mercati fuori dalla realtà: Dow Jones al record e redditi famiglie Usa ai minimi

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NEW YORK (WSI) – Fatto: a Wall Street, l’indice Dow Jones sta inanellando nuovi record, e nella sessione di ieri ha superato anche la soglia dei 14.300 punti, per la prima volta nella storia.

Esuberanza e ondate di buy tornano protagonisti sui listini americani, trascinando con sé gli indici di tutto il mondo: l’indice azionario globale di riferimento e l’indice Stoxx 600 Europe viaggiano infatti entrambi ai massimi degli ultimi quattro anni e mezzo.

Fatto: l’ultimo sondaggio IBD/TIPP sull’indice dell’ottimismo economico, che misura come gli americani si sentono riguardo al trend dei fondamentali della congiuntura, è scivolato -5,1 punti a 42,2 punti, al minimo dal dicembre del 2011 e ben al di sotto della soglia neutrale dei 50 punti.

Il calo, pari a -10,8%, è stato il peggiore dall’agosto del 2011. Tra i componenti, la fiducia sulle politiche economiche di Washington è crollata -11% a 35,5 punti; l’outlook sui prossimi sei mesi è scivolato -18% a 38,3 punti, al valore più basso dall’ottobre del 2011. Tanto che il rapporto parla di “segnali di un punto di svolta e di un’imminente entrata in una fase recessiva“.

Continuando, l’analisi ha affermato che, “guardando al calo dei loro redditi su base reale, il 59% degli americani ritiene che gli Stati Uniti versino già in una condizione di recessione”.

Entrambe le situazioni esaminate sopra sono vere; è vero che Wall Street è preda di una nuova ondata di euforia; ma è altrettanto vero che i fondamentali dell’economia americana sono tutto fuorchè solidi. Il risultato è come al solito si può parlare di esuberanza irrazionale dei mercati, e tanti analisti hanno messo in guardia recentemente di come alla fine, merito o colpa di questi balzi, spetti alla stamperia della Fed, che con la sua iniezione di liquidità sui mercati finanziari sta rischiando di creare la bolla delle bolle speculative.

Tutto questo mentre il reddito reale delle famiglie americane, aggiustato dunque tenendo contro dell’inflazione, è stato nel 2011 pari a $50.054, in calo -8% rispetto al massimo del 2007, testato a $54.489 e ai minimi in un decennio. [ARTICLEIMAGE]

Ma è meglio fare anche altri paragoni, che riescano a descrivere meglio come stanno davvero le cose. Il paragone è, esattamente, tra la performance di alcuni indicatori attuale e del 2007, quando il Dow Jones testò il record a 14.164,5 punti, record ampiamente superato, tanto che ieri l’indice è salito fino a 14.304.

Allora, la crescita del Pil era +2,5%; ora è +1,6%. I disoccupati erano 6,7 milioni, ora sono raddoppiati a 13,2 milioni; gli utilizzatori dei buoni pasto erano 26,9 milioni, ora sono 47,69 milioni; il bilancio della Fed era di 0,89 trilioni, ora è di 3,01 trillioni; il debito in rapporto al Pil era al 38% circa, ora è pari al 74,2%; il debito totale in termini assoluti era di $9,008 trilioni, ora è di $16,43 trilioni; la fiducia dei consumatori era a 99,5 punti, ora è a 69,6 punti; il Vix era al 17,5%, ora è al 14%; il tasso sui Treasuries a 10 anni era al 4,64%, ora è all’1,89% circa; i volumi scambiati sul Nyse erano in media di 1,3 miliardi di titoli, ora sono di 545 milioni di pezzi. L’oro, bene rifugio per eccellezza, era scambiato a $784 l’oncia, ora è a $1.583.

Una certa cautela è forse d’obbligo, visto che alcuni tra i guru di Wall Street più ascoltati al mondo, come Warren Buffett e George Soros stanno uscendo invece dall’azionario.

Vediamo ora cosa farà lo Standard&Poor’s: il prossimo record, se l’euforia continuerà, è vicino, visto che l’indice è a un soffrio dal massimo storico, pari a 1565,15, testato il 9 ottobre del 2007.