Economia

Mercati, il punto su luglio. Shanghai -14%. Emergenti -7,8%, bagno sangue in Asia

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ROMA (WSI) – Azionario cinese in caduta libera nel mese di luglio, con l’indice di riferimento Shanghai Composite Index che ha segnato il tonfo peggiore dall’agosto del 2009. La flessione è stata -14%, la maggiore tra i 93 indici benchmark globali che vengono monitorati da Bloomberg. E’ vero che l’intervento dello stato ha permesso al listino di recuperare ben il 18% dai minimi testati lo scorso 8 luglio. Tuttavia, la volatilità è tornata il lunedì della settimana che si appresta a chiudersi, con un crollo -8,5%. Da segnalare che i conti retail incidono sulle contrattazioni delle azioni, in Cina, per più dell’80%. Gli smobilizzi hanno portato il valore di mercato cinese a scivolare di $3.500 miliardi.

“Le misure a sostegno dell’azionario potrebbero essere meno efficaci rispetto a quanto Pechino sperava”, ha commentato a Bloomberg Bernard Aw, strategist presso IG Asia, a Singapore.

Molto male a luglio anche l’indice Hang Seng China Enterprises, che a Hong Kong è crollato questo mese -14%, soffrendo la perdita maggiore dal settembre del 2011.

Inoltre, il valore delle azioni scambiate su Shanghai si è confermato nella sessione di ieri, giovedì 30 luglio, inferiore -53% rispetto al record testato lo scorso 8 luglio; l’indicatore a 100 giorni che misura le oscillazioni dei prezzi sullo Shanghai Composite è balzato inoltre al massimo in sei anni nella giornata di oggi.

Nella seduta odierna, focus sul recupero dei mercati emergenti, che hanno comunque sofferto a luglio il tonfo peggiore negli ultimi tre anni di contrattazioni, con l’indice di riferimento MSCI Emerging Markets Index sceso -7,8%. A incidere le maggiori probabilità che la Fed agisca per alzare i tassi di interesse: tale prospettiva a ridotto la domanda per gli asset considerati più rischiosi e ha alimentato le vendite sul comparto delle commodities.

E il peggio potrebbe non essere passato. “L’outlook sui tassi di interesse e sulla Fed sta ancora pesando sull’azionario dei mercati emergenti, mentre le incertezze sulla Cina hanno zavorrato il sentiment – ha commentato Danny Wong Teck Meng, amministratore delegato di Areca Capital, con sede a Kuala Lumpur, che gestisce asset per circa $224 milioni – I flussi in uscita dagli emergenti potrebbero proseguire il prossimo mese”. L’esperto ritiene invece che “le materie prime potrebbero assistere a una ripresa nel quarto trimestre”.

Detto queesto, l’indice di riferimento dell’azionario degli emergenti è in calo -6,3% nel 2015 ed è scambiato a un valore pari a 11,2 volte gli utili a 12 mesi attesi, vicino al minimo da gennaio, rispetto alle 16,4 volte dell’indice azionario globale MSCI World Index, che è cresciuto quest’anno del 3,1%.

A tal proposito, l’indice Bloomberg Commodity Index è crollato -9,8% a luglio, riportando il calo più sostenuto dal settembre del 2011, sulla scia dei timori relativi all’eccesso dell’offerta. L’oro è sceso -7,4%, mentre le quotazioni del petrolio hanno segnato la flessione su base mensile più forte di quest’anno.

Bagno di sangue tra le valute asiatiche, che hanno segnato il calo più forte in 10 mesi. Il won coreano è crollato -4,5%, segnando il ribasso mensile maggiore dal 2011; il bath thailandese -3,9% e il dollaro taiwanese -1,5%. L’indice Bloomberg-JP Morgan Asia Dollar Index, che monitora le 10 principali monete dell’Asia escluso lo yen giapponese, è sceso a luglio -1,2%.

Dati compilati da Bloomberg mostrano che i fondi stranieri hanno venduto inoltre azioni della Corea del Sud, taiwanesi e thailandesi per un valore netto di ben $4,2 miliardi, a luglio. Degli otto principali indici azionari asiatici, quello indiano è stato l’unico a non essere colpito dai flussi in uscita. La rupia indiana è comunque scesa -0,6%. Il peso delle Filippine e la rupia indonesiana sono calati entrambi -1,2% a luglio, così come il ringgit malesiano, che ha testato il minimo in 16 anni sulla scia di uno scandalo politico che ha interessato le finanze della società di investimenti statale 1Malaysia Development Bhd.

Giù anche lo yuan cinese, che ha perso a luglio -0,14%, segnando il ribasso su base mensile peggiore da febbratio. Hanno inciso le dichiarazioni del Consiglio di Stato, che ha reso noto la scorsa settimana che la Cina renderà la valuta più flessibile. Tale dichiarazione ha alimentato i rumor sulla possibilità che la banda di oscillazione possa essere allargata. Sul deprezzamento ha inciso la fuga dall’azionario, che ha portato lo Shanghai Composite Index a scendere di quasi -30% dal massimo testato a metà giugno. (Lna)

Fonte: Asian Currencies in Steepest Drop in 10 Months as Growth Slows

Fonte: Emerging Stocks Rise to Pare Biggest Monthly Decline Since 2012

Fonte: China’s Stocks Head for Worst Monthly Decline in Six Years