I mercati azionari hanno iniziato molto bene il nuovo anno complice la nuova corsa dei titoli tecnologici e l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Per capire come potranno muoversi nei prossimi mesi abbiamo fatto il punto con Antonio Cavarero, Responsabile Investimenti di Generali Investments Partners.
Dott. Cavarero, il Recovery Plan rappresenta un’occasione straordinaria per la ripresa economica: che impatti può avere sui mercati europei?
La storia umana è caratterizzata da momenti di accelerazione tecnologica. Nel Medioevo fu l’aratro pesante, in tempi più recenti le ferrovie, l’elettricità, le telecomunicazioni seguiti dai PC e Internet.
La prossima grande trasformazione seguirà le linee dell’innovazione energetica, della sostenibilità ambientale e del digitale: il Recovery Plan vuole spingere l’Europa in questa nuova era. L’effetto non è solo quello di stabilizzare l’economia colpita dal Covid, ma anche quello di indirizzare gli investimenti futuri verso nuove tecnologie che permettano di sfruttare meglio l’energia e di rispettare le scarse risorse ambientali.
Su quali settori si potrebbero concentrare gli investimenti del Recovery Plan in Italia e come potrebbe beneficiarne Piazza Affari?
Il Recovery Plan ha un ampio programma: c’è sicuramente un tema infrastrutturale che dovrà essere declinato in un’ottica di rispetto ambientale, si parla di tecnologie verdi e di digitalizzazione, ci sarà molta più attenzione all’assistenza sanitaria. Dovendo scegliere tra i diversi temi di investimento che ne conseguono, mi focalizzerei sul tema infrastrutturale e quello dell’efficienza e del progresso in campo energetico.
Il primo è già ben rappresentato in Borsa, il secondo è più recente e ancora in fase di sviluppo: produrre energia pulita a costi competitivi, trasportarla ed immagazzinarla in modo efficiente saranno attività assolutamente centrali per i decenni che verranno, tutte le aziende che contribuiscono a questa filiera altamente innovativa potranno offrire ottime opportunità.
Dopo il rally del 2020 c’è ancora spazio per i titoli tecnologici o siamo in presenza di una bolla tipo anni 2000?
Penso sia necessario saper discriminare all’interno di un universo molto ampio. Da un lato ci sono aziende la cui traiettoria di sviluppo era già molto solida prima del Covid e che la pandemia ha semplicemente accelerato: difficilmente settori come l’e-commerce, l’entertainment e l’offerta di servizi digitali torneranno indietro.
Ci sono poi altri nomi che il mercato prezza più per la “fuga in avanti” tecnologica verso business futuri piuttosto che per i fondamentali odierni: su questi il tempo ci dirà quali aziende hanno saputo rispettare le promesse implicite nei prezzi odierni. In questo momento preferirei concentrarmi su temi meno battuti e tra l’altro lontani dalle spinte regolamentari che il BigTech dovrà subire nel prossimo futuro: mi riferisco all’healthcare digitale, cioè alla raccolta ed all’utilizzo di dati su ampissima scala per la diagnosi precoce delle malattie, e al biotech, un settore destinato ad essere sempre più presente nella vita umana, per esempio sul fronte medico o alimentare.
Le economie asiatiche hanno risentito meno nel 2020 dell’emergenza coronavirus, quali sono le prospettive per i listini asiatici e i paesi chiave dell’area?
E’ stato detto che questo sarà il secolo cinese, di sicuro i principali paesi asiatici hanno reagito prima e meglio alla pandemia e sono ben posizionati nel percorso di ripresa: in generale sono convinto che l’esposizione all’Asia sia comunque un elemento imprescindibile di diversificazione sia nell’azionario, sia nell’obbligazionario.
Prendiamo in considerazione la Cina, che ha recentemente aggiornato il proprio piano economico: focus sul mercato interno, spinta high-tech in ottica di autosufficienza, grande attenzione su qualità della vita ed ambiente sono tutte forti indicazioni di medio-lungo termine per gli investitori che ritrovano alcuni temi già presenti altrove e che qui incideranno su un mercato di 1,4 miliardi di persone.
Resta tuttavia la questione delle relazioni con gli USA che, anche con il presidente Biden, non saranno facili. Nel breve periodo, le economie ed i mercati asiatici restano legati alla ripresa americana e continuano a richiedere un dollaro più debole
Ci sono opportunità di investimento interessanti ai di fuori dei mercati azionari? Come definire l’asset allocation?
Dopo un rally pluriennale pressoché generalizzato, è importante partire da una metodologia di allocazione dei rischi basata su una diversificazione molto ampia ed attiva, in grado di affrontare le crisi che verranno.
E’ quindi necessario un range più ampio di strumenti e geografie combinato ad una forte capacità di selezione, l’utilizzo di bond subordinati e High Yield limitando la duration, più spazio ai mercati emergenti ed un mix attento tra asset liquidi ed illiquidi.
Nell’azionario i titoli value devono ancora riprendere una buona parte del terreno perso nel 2020. Un altro tema da non sottovalutare è quello dell’inflazione: nel breve è sotto controllo ma, poiché è diventata obiettivo di policy ed essendo è uno strumento utile per diminuire il valore reale dei debiti generati in questi anni, potrebbe essere vantaggioso considerarla in fase di allocazione con un orizzonte di medio-lungo periodo.
Quindi potrebbero trovare un po’ di spazio azioni del settore chimico, energetico e finanziario o legate alle materie prime, bond High Yield selezionati e a bassa duration.