Le Borse europee chiudono in ordine sparso la prima seduta di febbraio. È un po’ come se gli ultimi due mesi non fossero esistiti: il tracollo di dicembre sembra già dimenticato sui mercati azionari. Il cambiamento di tendenza più impressionante si è visto negli Stati Uniti dove la Fed ha sicuramente giocato un ruolo importante. Il -9,2% dell’ultimo mese del 2018 ha lasciato spazio a un +7,9% in un’inversione di tendenza incredibile per l’indice S&P 500. Il Nasdaq ha fatto ancora meglio, recuperando del tutto il -9,48% di dicembre con un +9,74%.
Allo stesso tempo i numeri certificano che i listini azionari Usa si ritrovano sui livelli di novembre, ma con oltre più incertezze e volatilità. Si è passati dalla depressione all’euforia in qualche settimana. Una tale schizofrenia non si può spiegare con i dati macro, abbastanza costanti e orientati al ribasso negli ultimi due mesi. E neppure semplicemente con fattori stagionali (gennaio è solitamente uno dei mesi più positivi per le Borse). Ma in questo caso ci troviamo di fronte a risultati record. Per i mercati azionari europei, per esempio, è stato il miglior mese in più di tre anni di tempo.
La Fed ha perso la trebisonda
C’entrano piuttosto le politiche monetarie e in particolare quelle della Fed. Dal punto di vista dei fondamentali, anche per via dello shutdown, sembra che l’economia Usa stia frenando e anche la Cina inizia a rallentare il passo. Oggi si conosceranno i dati sul report occupazionale governativo e la stima del Pil nel quarto trimestre dovrebbe mostrare una variazione positiva ma di circa un punto percentuale inferiore al +3,4% della crescita registrato nel periodo antecedente. Anche la serie di trimestrali societari non è del tutto convincente e si può considerare a luci e ombre.
Il vero motivo dei rialzi sembra essere legato alla politica monetaria. Ormai la Fed viene considerata alla mercé dei mercati. A essere volatile è anche la strategia della banca centrale americana. Dopo aver escluso la possibilità di rivedere il programma di riduzione di bilancio, Jerome Powell ha aperto alla possibilità di togliere il pilota automatico. Anche sul fronte dei tassi, la Fed non ha fretta di imporre altre strette monetarie. Il timore di alcuni investitori è che dietro a questo cambio di strategia ci sia un rallentamento dell’attività economica, dovuto anche a diversi agenti esterni, tra cui la continua guerra commerciale con la Cina.
Titoli hi-tech in ripresa: buon segno per i prossimi mesi
Sul breve termine tutto liscio, ma il problema sorgerà nel caso in cui l’economia Usa dovesse subire una frenata troppo brusca oppure una accelerazione. In questo caso la Fed tornerà sui suoi passi e questo irriterà gli operatori di mercato, logorando i rialzisti. I prossimi mesi decideranno dunque le sorti del mercato. Che sarà influenzato anche dall’andamento di un settore in particolare.
Dopo tre mesi negativi, i titoli hi-tech sono in netta ripresa e questo potrebbe essere un segno ben augurante. I titoli del gruppo FAANG sono richiesti in Borsa dopo trimestrali positive. Alla fine dell’anno scorso il settore che più aveva fatto dai traino in Borsa ha subito delle perdite consistenti. La musica è cambiata e ora gli investitori nel comparto sembrano pi`¨ottimisti sulle prospettive dell’economia e dell’azionario.
La performance odierna è stata la seguente, inn Europa piazze in ordine sparso con l’indice EuroStoxx 50 che sale dello 0,37%. Tra i singoli, acquisti su Daimler, Kering, LVMH e Fresenius. In difficoltà Adidas (-4,26%) e Société Générale (-2,41%). Piazza Affari ha chiuso in calo, con il Ftse Mib che perde lo 0,78%, appesantito dai bancari, con l’indice di settore che cede il 2,1%. La peggiore prova del listino è di Juventus, che però ha corso tanto negli ultimi tempi (-7,46%). Ancora acquisti su Ferrari (+1,84%) sulla scia dei conti del 2018. Diasorin (+2,69%) si piazza in vetta al listino dopo aver ricevuto la certificazione per un suo test.