Se la volatilità dovesse crescere all’improvviso a maggio potrebbe ripetersi lo scenario nefasto di un anno e tre mesi fa, quando alcuni fondi “anti volatilità” avevano dovuto chiudere i battenti, spingendo gli investitori più timorosi a vendere e quelli più coraggiosi a riposizionarsi. D’altronde “Sell in May and Go Away“, nonostante sia una teoria che non poggi su basi statistiche veramente solide per quanto riguarda la Borsa gli Stati Uniti, è un adagio sempre di attualità nel mondo finanziario.
L’indice VIX, che impennandosi d’improvviso aveva fatto grandi danni il febbraio di un anno fa, non è ancora tornato a infiammarsi. Tuttavia stando ai dati di CFTC, le puntate ribassiste sugli indici di volatilità sono salite ai nuovi massimi storici. È indice di turbolenze possibili in arrivo. Le posizioni nette short sul contratto legato all’indice VIX (giudicato un misuratore della paura dei mercati Usa, ossia della volatilità a Wall Street) hanno raggiunto quota 175mila contratti.
Il ritorno della volatilità può essere in certi casi considerato anche un fattore positivo, foriero di opportunità per gli investitori più attenti. Può consentire a gestori e trader di riposizionarsi dopo anni di rendimenti magri. Detto questo, rimane uno spauracchio non da poco nell’attuale contesto pregno di incertezza economica e tensioni geopolitiche.
Occhi puntati sul report occupazionale Usa e sulle trimestrali
Allo stesso tempo, in Eurozona, dopo che l’indice Ifo tedesco ha offerto qualche segnale di speranza di ripresa, uno dei grandi falchi della politica monetaria europea, Jens Weidmann della Bundesbank (che potrebbe sostituire diventare il nuovo presidente della Bce a novembre), ha sminuito il rallentamento della Germania. Secondo Mario Draghi parte del rallentamento è dovuto alle difficoltà create dalle tensioni commerciali. Olli Rehn ha sottolineato nel frattempo che gli ultimi dati sono indice di una stabilizzazione della ripresa. Nonostante questo il politico finlandese reputa che sia presto per alzare i tassi. Sul Forex l’euro è poco variato, non lontano dai minimi di due anni.
Oggi l’agenda macroeconomica è ricca ma l’appuntamento cruciale è alle 14:30 con la pubblicazione del report occupazionale governativo Usa sul lavoro. Gli economisti puntano sulla creazione di 190.000 posti ad aprile. Intanto prosegue ad alti e bassi la stagione delle trimestrali delle banche europee. La prima banca d’Europa, HSBC, ha registrato utili superiori alle stime, mentre Societe Generale ha riportato un calo dei profitti del 26% rispetto a un anno prima.
Intanto il gigante della chimica tedesco BASF SE vede un indebolimento della domanda per alcuni settori chiave. Sinora circa il 40% dei gruppi quotati in Europa ha riportato i conti e soltanto il 3% ha battuto le stime, stando ai calcoli di UBS. Il risultato è comunque migliore rispetto al quarto trimestre 2018 che è stato il peggiore degli ultimi 10 anni, riferisce in un report lo strategist della banca Nick Nelson.