I titoli tecnologici del gruppo dei FAANG, tra i preferiti dei rialzisti negli ultimi tempi, hanno subito oggi il calo più pesante dall’8 febbraio sulla scia dei timori legati a un nuovo possibile impianto fiscale. Una fonte anonima ha riferito a Bloomberg che la questione della web tax, che verrà discussa al G20, avrà un impatto su Google, Amazon, Apple e altri. Il risultato è che il Nasdaq ha subito un’accelerazione al ribasso e nella mattinata newyorchese sta facendo decisamente peggio degli altri listini azionari americani (vedi grafico).
Sulla tassa sui colossi di Internet si è espresso un funzionario presente alla riunione del G20 a Buenos Aires, in Argentina, che quindi è al corrente con i colloqui in corso. Gli Stati Uniti, come ha ricordato un esponente del Dipartimento del Tesoro la settimana scorsa, sono fermamente contrari a una misura coercitiva che prenda di mira direttamente il settore digitale e che rischierebbe di compromettere la crescita dei FAANG (Facebook, Amazon, Apple, Netflix, Google).
In Europa invece non solo sono a favore, ma le autorità già preparano una web tax, che si andrebbe ad aggiungere ad altri due tipi di imposte che hanno l’obiettivo – tra le altre cose – di colmare il buco di bilancio che si formerà con l’addio del Regno Unito dall’Unione Europea.
L’ipotesi di una Direttiva comunitaria sulla web tax è nata da una lettera congiunta inviata alla presidenza del G20 da parte dei ministri delle finanze di Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Italia, e della Commissione Europea che chiedono un’azione congiunta per la revisione delle norme fiscali per le società digitali.
“È urgentemente necessaria una risposta globale alle sfide fiscali sollevate dall’economia digitale. Le norme attuali portano a carenze fiscali in Paesi in cui le multinazionali conducono attività significative e generano profitti in gran parte basati sul contributo degli utenti di prodotti e servizi digitali, creando così distorsioni del mercato e minando la sostenibilità dell’imposta sulle società che governano il sistema”.
Sui mercati, particolarmente pesante è la prova di Facebook, che paga uno scandalo relativo alla sicurezza dei suoi milioni di utenti. L’apertura è stata in calo di più del -7% per il titolo del gruppo guidato da Mark Zuckerberg. La storia riguarda l’uso improprio da parte di Cambridge Analytica dei dati di decine di milioni di persone. Secondo le inchieste di The Guardian e New York Times, l’impresa di marketing online sarebbe entrata in possesso delle informazioni relative a 50 milioni di utenti che in realtà non avrebbe potuto usare. Il presidente del Parlamento europeo Tajani ha assicurato che le autorità indagheranno.