Ieri alla ripresa delle contrattazioni dopo la pausa per il Martin Luther King Day, il Dow Jones ha perso 300 punti, interrompendo una serie positiva di quattro sedute. Sui mercati finanziari, pesano i timori di un rallentamento della crescita mondiale, dopo che la Cina ha registrato un’espansione del Pil del 6,6%, la percentuale più bassa in 28 anni.
Non aiuta nemmeno il perdurare o persino intensificarsi della guerra commerciale sino americana, che potrebbe presto trasformarsi – per usare le parole del professore Zhu Min dell’università di Tsinghua – in una “guerra tecnologica” tra le due prime potenze al mondo. Si tratterebbe di una sfida per la supremazia nella catena di distruzione dei semiconduttori e di altri prodotti hi-tech.
La grande società cinese Huawei, a cui i paesi Occidentali hanno imposto delle sanzioni e delle restrizioni per via della sensazione che i suoi prodotti possano essere usati per attività di spionaggio, ha minacciato una rappresaglia, e secondo il numero due della banca centrale cinese potrebbe tagliare completamente gli investimenti nella Silicon Valley americana.
“Sono preoccupato, la guerra commerciale potrebbe trasformarsi in una guerra tecnologica” ha dichiarato Zhu da Davos dove è in corso il World Economic Forum, parlando ai microfoni dell’emittente CNBC.