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Mercato edilizio: è “notte fonda”, Italia indietro rispetto a Europa

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ROMA (WSI) – Mercato edilizio in Italia ancora in apnea, nonostante la ripresa economica in corso sbandierata dal governo. Confartigianato lancia l’allarme, avvertendo che è ancora “notte fonda” per le aziende italiane che operano nel comparto. La produzione ha subito un tonfo in un anno -5,8%, in fumo 96.000 posti di lavoro (-6,2%), 5.646 aziende sono andate perse, con il risultato che il numero delle imprese attive è sceso del 2,8%.

Nel mese di febbraio, il valore dell’output è calato -1,3% su base mensile, in linea con quanto accaduto in Europa, dove le flessioni sono state -1,8% e -1,2% rispettivamente per l’Eurozona e l’Ue a 28. Tuttavia, su base annua, l’Italia rimane fanalino di coda rispetto ad altri paesi, con il calo appunto -5,8% della produzione nel periodo marzo 2014-febbraio 2015. Su base annua, l’Europa ha assistito di fatto a un aumento +1,6%, mentre in Eurozona l’attività edilizia è stata pressocché stabile, con +0,4%.

In Italia, il valore della produzione è inoltre inferiore -42,5% rispetto al picco del periodo precedente la crisi finanziaria globale, tra settembre 2007-agosto 2008.

Così il presidente di Confartigianato Edilizia, Arnaldo Redaelli, ha commentato i dati: “Nonostante i segnali apparentemente positivi dei dati sui mutui casa il comparto dell’edilizia versa ancora in una situazione di profonda crisi. Siamo di fronte ad una rinegoziazione dei tassi d’interesse che rendono i mutui più sostenibili per chi già li possiede, ma resta il nodo del mercato immobiliare dell’invenduto che ancora non accenna a sbloccarsi”.

Per garantire un futuro “all`intera filiera delle costruzioni dobbiamo partire dalla rigenerazione sostenibile delle città e dei territori, da quelle piccole e medie opere infrastrutturali che, oltre a migliorare la qualità della vita dei cittadini, sono fondamentali per il rilancio del settore e dell`economia. L`avvio in tempi rapidi di questi cantieri garantisce un effetto moltiplicatore sull`occupazione, ma per farlo è necessaria una modifica del patto di stabilità interno, che va reso più flessibile per consentire l`utilizzo dei fondi disponibili nelle casse comunali per investimenti. Solo così potremo farcela”.