ROMA (WSI) – Una carrellata di dati negativi continua a caratterizzare il fronte economico tedesco. All’indomani della pubblicazione degli ordini all’industria, un altro record negativo è stato segnato dalla produzione industriale della Germania.
La flessione, considerando gli aggiustamenti stagionali, è stata ad agosto -4% rispetto a luglio, quando era cresciuta dell’1,6%.
E’ il calo più forte dal gennaio del 2009, ben peggiore delle stime degli analisti, che avevano previsto -1,5%. Su base annua, ribasso -2,8% rispetto all’agosto 2013, contro il -0,5% previsto.
Il motore dell’economia europea continua a perdere colpi. Le misure di austerity imposte da Berlino a tutti i paesi membri dell’Eurozona hanno colpito e stanno colpendo tuttora anche la congiuntura tedesca.
Pesa proprio la debolezza dell’economia dei paesi membri che rappresentano il primo mercato dell’export tedesco e incide anche la perdita di fiducia, causa le tensioni tra Russia e Ucraina.
“L’economia tedesca riporterà un trend piuttosto debole nel secondo semestre di quest’anno”, ha commentato in una intervista a Bloomberg Ralph Solveen, responsabile della divisione di ricerca economica presso Commerzbank AG a Frankfurt, che prevede che il Pil del terzo trimestre sarà quasi invariato.
[ARTICLEIMAGE] Per gli analisti, il dato odierno, che segue quello altrettanto negativo degli ordini (-5,7% in agosto) conferma che ancora una volta l’Europa è finita in recessione. Si tratta della terza volta dal fallimento della Lehman. Ma questa volta a guidare in basso l’economia di Eurolandia sono i mercati più forti, Germania in testa. Non solo. Secondo gli esperti del sito americano ZeroHedge, la contrazione economica del Vecchio Continente trascinerà in basso anche Stati Uniti e Cina.
Scomponendo il dato sulla produzione industriale, la produzione dei beni di investimento è crollata -8,8%, mentre quella dei beni intermedi è scesa dell’1,9%. L’output dei beni di consumo è calato -0,4% e quello delle costruzioni ha fatto -2%. Solo la produzione energetica è cresciuta, con +0,3%.