Il mercato dei green bond, da più 340 miliardi di euro, è costituito principalmente da emissioni europee (43%). La maggior trasparenza viene dai gruppi europei, mentre le aziende americane e dei mercati emergenti offrono un po’ meno di garanzie sotto questo punto di vista. L’Italia è ben rappresentata con un 4% del benchmark e comprende utilities, Ferrovie dello Stato, e blue chip come Enel e Intesa Sanpaolo).
Un portafoglio di green bond è estremamente interessante, secondo quanto dichiarato a Wall Street Italia dalla Managing Director di NN Investment Partners Simona Merzagora: “il profilo di rendimento è di grande interesse, simile alle obbligazioni tradizionali”, ma con “un impatto positivo sull’ambiente”.
Green bond: il modo più liquido per fare impact investing
I green bond sono “forse il modo più liquido per fare impact investing visto che il mercato dei green bond è superiore a quello del mercato degli high-yield europei”, ha dichiarato in un’intervista concessa a margine del Salone del Risparmio 2019.
Siccome non c’è una tassonomia vera e propria per definire i progetti che possono essere finanziati dai green bond, NN IP – con oltre un miliardo di euro in gestione – valuta attentamente le aziende che sono inserite in portafoglio. “Di solito i green bond sono emessi da grandi società innovative“, precisa la manager e NN IP esclude i settori e le aree controverse.
I green bond, i cui proventi servono per investire in progetti legati all’ambiente, sono principalmente obbligazioni governative. Detto questo, “negli ultimi tempi le emissioni corporate sono aumentate in modo importante”, come sottolinea Merzagora. Questo “perché c’è stata una grande pressione a livello normativo e una grande attenzione da parte delle aziende sui rischi che possono arrivare dal cambiamento climatico”.