Mes, Conte sbaglia i conti e dimentica il ruolo della Bce sui mercati
Domenica sera, dopo avere annunciato il nuovo Dpcm il premier Conte ha risposto alle domande dei giornalisti. Una di queste era rivolta a capire la possibilità di un possibile ricorso alle risorse finanziarie messe a disposizione dal famigerato Mes, il fondo salva stati attivato da Bruxelles negli anni scorsi.
Alla domanda Conte ha risposto che, nel contesto di mercato attuale in cui i tassi d’interesse sui titoli di stato sono molto contenuti avrebbe poco senso richiedere il prestito del Mes per risparmiare “200 milioni”.
Inoltre Conte ha ricordato che il ricorso al fondo salva stati potrebbe dare vita al cosiddetto stigma, ovvero la messa all’indice dei titoli italiani da parte degli investitori internazionali.
Mes, il risparmio negli interessi è di 2,1 miliardi
In realtà il risparmio in conto interessi è maggiore di quanto detto dal premier Conte nel corso della conferenza stampa. Vediamo di quanto. Supponendo che il Mes eroghi all’Italia tutti i 36 miliardi messi a disposizione al tasso di interesse prefissato dello 0,115% annuale per 10 anni la spesa per interessi sarebbe di 41,4 milioni all’anno, per un totale di 414 milioni nel corso di tutto l’arco del prestito.
Se invece venissero emessi nuovi Btp a 10 anni, al tasso di mercato dello 0,70% come sottolineato dal premie Conte, l’onere degli interessi sarebbe notevolmente superiore, ovvero 252 milioni all’anno per un totale nell’intero arco di finanziamento di 2,52 miliardi di euro.
La differenza complessiva sarebbe quindi di 2,1 miliardi che dovranno venire pagati dalle famiglie italiane con nuove tasse o tagli alla spesa pubblica.
Il ruolo anti-speculazione della Bce sui mercati
Per quanto riguarda invece la famigerata stigma, ovvero la messa all’indice dei titoli italiani da parte degli investitori, è bene ricordare che la Bce con i suoi piani straordinari di acquisti di titoli di Stato, è sempre presente sul mercato per calmierare le tensioni. In caso di scarsa liquidità la Bce potrebbe intervenire sul mercato secondario comprando dalle banche italiane che hanno partecipato alle aste del Ministero dell’Economia i titoli di Stato ritenuti in eccesso.
Insomma la risposta di Conte è stata molto evasiva per nascondere le divergenze sull’utilizzo del Mes all’interno della maggioranza che lo sostiene.