In attesa di conoscere l’esito del mandato esplorativo del presidente della Camera Roberto Fico che domani riferirà al presidente della Repubblica emergono tensioni al maxi-tavolo tecnico di maggioranza per scrivere il contratto di governo.
La proposta più controversa formulata da Matteo Renzi per rientrare nella compagine di governo e dal vita a un Conte Ter è quella legata alla possibilità di attivare almeno una parte dei 36 miliardi di euro del Mes messi a disposizione dell’Italia dalla Commissione Europea per far fronte all’emergenza sanitaria.
Oltre al Mes, al tavolo convocato dal presidente della Camera a Montecitorio con i gruppi protagonisti del primo giro di consultazioni sono emerse anche delle divergenze tra il M5S e Matteo Renzi sul reddito di cittadinanza e sulle politiche del lavoro.
Secondo quanto si apprende il tema del Meccanismo di Stabilità è stato posto dai rappresentanti renziani, che hanno aperto anche a una richiesta parziale del prestito, previa valutazione delle misure da finanziare. Secco il No del M5s. I rappresentanti del Partito Democratico avrebbero invece ribadito la posizione di non contrarietà di principio al Mes se ci fosse un’intesa in maggioranza, ma avrebbero più in generale posto il tema della necessità di maggiori finanziamenti per la sanità.
Mes, pesa l’effetto stigma per i mercati
Tra le principali perplessità emerse nei mesi scorsi riguardo all’attivazione del Mes light (che finanzierebbe solo le spese legate all’emergenza sanitaria) ci sono quelle legate allo stigma che potrebbe manifestarsi sui mercati finanziari per il Paese che ne faccia richiesta.
Secondo quanto evidenziato nelle scorse settimane dal Delors Institute, il Fondo Salva-Stati porterebbe con sé uno “stigma politico”. E sarebbe soprattutto per questo motivo, al di là dei calcoli economici, che nessun Paese ha ancora richiesto un prestito al Mes per finanziarie le proprie spese anti-pandemia, nonostante i risparmi che ne deriverebbero.
“I prestiti messi a disposizione dal Mes sono considerati politicamente tossici e non sono mai stati sottoscritti da alcun Paese”, aveva scritto il vicedirettore del Delors Centre in un intervento rilanciato dal Financial Times. “Gli ultimi otto mesi di sforzi europei per combattere le ricadute economiche della pandemia”, ha proseguito il Delors Centre, “hanno dimostrato che il Mes come esiste oggi è diventato politicamente impraticabile”. E ciò sarebbe vero non solo per quanto riguarda la sua funzione originaria, pensata per fornire una linea di credito di emergenziale per i Paesi che perdano la fiducia degli investitori, ma anche in quella a basse condizionalità che è stata introdotta quest’anno per favorire il potenziamento della sanità durante la pandemia.