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Meta (Facebook) mega crollo al Nasdaq, cede il 25%. E’ finito il mondo dei social?

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Pesante flessione oggi per il titolo Meta (ex Facebook) al Nasdaq dopo l’annuncio di conti trimestrali inferiori alle attese e di un outlook ritenuto troppo conservativo per i prossimi mesi.

La società fondata da Zuckerberg cede il 25% a 244 dollari, bruciando una capitalizzazione record di 230 miliardi dollari, la più grossa perdita giornaliera sui mercati azionari Usa. Il calo si riflette anche sul patrimonio personale di Zuckerberg che scende da 120,6 a 97 miliardi di dollari.

La delusione per i conti trimestrali di Facebook 

Meta ha chiuso il quarto trimestre del 2021 – il primo da quando ha cambiato nome -con risultati sotto le stime del mercato. Negli ultimi tre mesi dell’anno, gli utile per azione sono stati 3,67 dollari, contro i 3,84 dollari del consensus, su ricavi di 33,67 miliardi, contro i 33,4 miliardi attesi.

Ma a far preoccupare i mercati sono stati i dati relativi alla crescita di utenti di Facebook, il social network che di fatto è la principale fonte di ricavi di Meta. Gli analisti avevano prospettato un aumento del numero di utenti attivi mensili (cioè quelli che si collegano a Facebook almeno una volta al mese) che rispetto al trimestre precedente è invece rimasto stabile a 2,91 miliardi meno dei 2,95 miliardi del consensus. Il dato peggiore è stato però quello degli utenti attivi giornalieri, che sono passati da 1,930 miliardi a 1,929 contro un consensus per 1,95 miliardi.

Per il primo trimestre del 2022, Meta prevede ricavi tra i 27 e i 29 miliardi di dollari, contro un consensus a 30,25 miliardi di dollari. Ciò implichrebbe una crescita dal 3% all’11% anno su anno.

Poco dopo la pubblicazione dei conti, il titolo di Meta Platforms cedeva nell’after-hours oltre il 20%. Ieri, ha chiuso in rialzo dell’1,25%, con un +4% complessivo dall’inizio del 2022 e un +21% nell’ultimo anno.

Meta, le ragioni dietro la debolezza

Nel comunicare i dati trimestrali Meta ha spiegato che i dati economici deludenti sono dovuti a un insieme di fattori, tra cui la crisi della supply chain e l’aumento dell’inflazione che ha colpito tutto il mondo e di conseguenza anche gli investitori pubblicitari, che sono tra le fonti di ricavo principali della società. Non solo. I dati risentono anche della minore capacità di trattenere l’attenzione degli utenti a causa della concorrenza, indicando ad esempio che passano più tempo sui “reels”, un formato di video corto su Instagram ispirato a quelli di TikTok, che genera tassi di remunerazione meno elevati rispetto ai formati classici di Instagram.

C’è poi il freno delle regole imposte da Apple l’anno scorso in materia di pubblicità- ossia l’obbligo di chiedere il permesso per raccogliere i dati degli utenti. Il modello economico di Meta, infatti, si fonda sulla vendita di pubblicità personalizzata in funzione dei gusti e delle abitudini dei consumatori.

Zuckerberg spinge sul Metaverso

Il CEO Mark Zuckerberg ha annunciato il cambio di nome lo scorso ottobre. Una decisione che riflette da una parte il rinnovato ‘universo’ tecnologico del gruppo, dall’altra, come dicono alcuni osservatori, la voglia di ripulire l’immagine dopo una serie di scandali che hanno colpito negli anni il social network, finito nell’occhio del ciclone per una serie di scandali. Ultimo, in ordine temporale, quello scaturito dalle accuse avanzate dall’ex dipendente Frances Haugen, sulle politiche interne alla società che avrebbero anteposto la ricerca del profitto al controllo dei contenuti, soprattutto quelli che incitano all’odio e alla violenza.

Con il cambio di nome in Meta, Facebook aveva annunciato anche che in futuro avrebbe concentrato maggiori sforzi sulla creazione del «metaverso», da cui il nuovo nome della società ma anche una nuova struttura di reporting. La società ha dichiarato nel suo ultimo report sugli utili che suddividerà la sua divisione hardware, Facebook Reality Labs, in una divisione separata. Il suo core business sarà la famiglia di app (FoA) di Facebook, inclusi Instagram, Messenger e WhatsApp.