Diciamo subito con chiarezza che dovendo proprio scegliere tra la Microsoft il governo americano, Wall Street Italia non ha dubbi: sceglie Microsoft. La vicenda e’ complessa, ma alla base di tutto, come utenti di sistemi computerizzati e cittadini di un mondo globale, si rimane esterrefatti da una constatazione: l’accanimento vetero-anti-capitalista sia del giudice Thomas Penfield Jackson (uno che fino a quando e’ cominciata la causa antitrust non aveva mai visto un computer in vita sua), sia del manipolo dei puri e duri del ministero della Giustizia. ”E’ una vittoria notevolissima per i consumatori americani – ha commentato Joel Klein, responsabile della divisione antitrust del ministero – abbiamo dimostrato ancora una volta che in America non ci sono ne’ individui ne’ aziende al di sopra della legge”.
Certo, a questi poveri burocrati annoiati da un vita alimentata di carte e imbevuti di cultura giuridica che non riesce a stare al passo coi tempi (la tecnologia e’ piu’ veloce) puo’ aver creato qualche livore il fatto che il signor Bill Gates, fondatore e padrone della Microsoft, sia l’uomo piu’ ricco del mondo, con un patrimonio stimato corrispondente al bilancio di molte piccole nazioni, cioe’ 166.000 miliardi di lire.
Tuttavia l’errore e’ a monte. Infatti se c’e’ qualcosa di veramente democratico, in America, non e’ il sistema politico (i due partiti republicano e democratico fanno in realta’ parte dello stesso establishment di potere, come dice Noam Chomsky); democratico e’ proprio il mercato, massima istituzione trasversale e al di sopra delle parti, la quale per vivere non abbisogna di regolamentazioni e interventi del governo. Diciamola tutta: se per ipotesi un’azienda chiamata Macrohard avesse inventato un sistema operativo chiamato Doors, migliore di Windows della Microsoft, statene pur certi: il signor Bill Gates avrebbe chiuso i battenti e sarebbe rapidamente uscito dalla classifica dei Paperoni mondiali (non bisogna anzi escludere che accada, e magari in qualche garage della California due studenti in jeans e maglietta stanno gia’ lavorando a come fare le scarpe a Windows). Solo che una Macrohard, per ora, non s’e’ vista. E le varie Netscape e compagnia cantante, semplicemente, non sono riuscite a battere la concorrenza.
Insomma: trattare oggi Microsoft come accadde in tempi remoti al monopolio della Standard Oil o quello della At&t, ambedue smantellati in fasi in cui il capitalismo era diverso, e comunque con lo stesso tipo di accuse mosse al colosso del software di Seattle, e’ sbagliato proprio perche’ non c’e’ governo che tenga, non siamo in Malesia dove un giorno decidono di chiudere agli stranieri il mercato dei cambi; negli Usa e’ il mercato l’equilibratore d’ ultima istanza, il mercato esprime i giusti valori dei prezzi in borsa, il mercato agevola la crescita delle aziende che lo meritano, mentre affossa quelle non in grado di competere.
Purtroppo, nell’ipotetica classifica degli obnubilati dall’ideologia, se si e’ certi che i primi posti vadano assegnati alle istituzioni (ricordate? potere esecutivo, potere legislativo, potere giudiziario) qui resta pero’ l’incertezza se dare la palma finale a questo giudice, o al ministero della Giustizia.
Chiaramente Bill Gates si e’ mostrato assai conciliante, nelle prime dichiarazioni dopo la clamorosa decisione di venerdi’ (tra l’altro vorremmo far notare ai nostri lettori che giovedi’ WSI aveva messo a segno uno scoop mondiale, anticipando l’arrivo del verdetto; vedi archivio notizie, MICROSOFT); Gates si e’ mostrato conciliante perche’ spera, come e’ ovvio, in una qualche forma di compromesso. Bill sa che la sua azienda dovra’ essere punita – pare evidente dal tono generale della decisione – e fara’ giustamente di tutto per non farla smantellare.
Dal punto di vista del governo Usa sarebbe irresponsabile soffocare una realta’ che ha dato ricchezza e prosperita’ a milioni di persone (1000 dollari investiti in Microsoft al collocamento, negli anni ’80, valgono oggi 20 milioni di dollari). In linea di principio, tuttavia, sara’ molto difficile far cambiare opinione a questo giudice vetero-anticapitalista; come nel gioco del Monopoli, il magistrato vuole forse che Gates vada in prigione e direttamente ”senza passare dal via”.
Anche se per ora manca la conclusione legale, il giudice in sostanza e’ d’accordo con la tesi del governo; e cioe’: Microsoft finora ha mantenuto una schiacciante predominanza del mercato dei sistemi operativi con il software Windows; ha usato il suo potere di mercato e gli immensi profitti per preservare il monopolio; ha fiaccato l’innovazione nell’industria del software; in ultima istanza, ha danneggiato i consumatori.
E’ nostro parere pero’, che le aule di giustizia in casi come questi, sono le meno adatte a giudicare equamente. Ecco perche’ il verdetto vero, quello che conta, secondo noi verra’ da un altro luogo, gia’ lunedi’: sara’ Wall Street a prendersene carico. Vogliamo fare una scommessa? Wall Street Italia prevede che il titolo Microsoft (MSFT, vedi quotazioni interattive) come prima reazione alla decisione di venerdi’, scendera’ di qualche punto, forse giu’ fino 85 dollari, forse di piu’. Poi pero’, in un secondo momento, interverranno investitori, clienti, consumatori, cittadini, fondi comuni e fondi pensione, tutti a furor di popolo ricominceranno a comprare e gli ordini ”buy” sosteranno ancora il gigante di Seattle (che, tra l’altro, e’ appena entrato nell’indice Dow Jones). Lo sosterranno perche’ e’ una delle migliori aziende del mondo.
Ecco: a quel punto conosceremo il vero verdetto. E noi prevediamo che sara’ un solenne voto di bocciatura per la decisione del giudice Thomas Penfield Jackson e dell’ineffabile ministro della Giustizia, Janet Reno.
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