Negli ultimi giorni sono accelerati gli sviluppi sul fronte delle migrazioni dirette verso l’Italia. L’attività delle Ong, al culmine delle polemiche che ne hanno discusso il modus operandi, sarà più strettamente regolata entro un piano concordato fra il ministero dell’Interno e l’Unione Europea. Questo dopo che il volume degli sbarchi in Italia, anno dopo anno, è aumentato sempre più. Secondo l’ultimo Cruscotto statistico, pubblicato oggi dal Viminale, è emerso che, al 7 luglio, gli arrivi via mare sono cresciuti del 10,85% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, a 85.150 unità. Nel frattempo, in Grecia, sono arrivate meno di 10mila persone. Ricordiamo che l’anno scorso, complessivamente, sono arrivate sulle sponde italiane 181.436 persone.
Il capitolo Ong, nella storia di questo fenomeno, è divenuto sempre più scottante dopo che alcuni ricercatori hanno evidenziato tramite il tracciamento satellitare delle navi come esse operino molto vicine alla costa libica, prelevando i migranti anche all’interno delle 20 miglia marine. Anche Wall Street Italia ha compiuto una verifica di queste affermazioni, confermando come i salvataggi avvengano spesso a poche ore di navigazione dalla costa libica. Prima che questa realtà venisse a galla sui social grazie al videoblogger Luca Donadel, il think-tank Gefira, basato in Olanda, aveva compiuto le medesime ricerche sostenendo come la presenza costante delle barche delle Ong di fronte alla Libia costituisse un passaggio chiave del flusso messo in moto dai trafficanti pochi chilometri più a Sud.
Il piano Minniti: il commento del Gefira
Abbiamo raggiunto il membro del team Gefira, il dottor Carlo Sacino, per comprendere se le novità del “piano Minniti” potranno sortire qualche miglioramento.
“Il piano Minniti ha dei buoni elementi. La motivazione utilizzata dalle Ong per portare i migranti dalle acque libiche all’Italia è che le loro azioni sono coordinate dal Centro Coordinamento Soccorso Marittimo a Roma. Secondo un articolo recente del Corriere, Minniti sta lavorando per la creazione di un centro equivalente in Libia, che si occuperebbe delle attività di ‘‘search and rescue”. Il codice etico per le Ong proposto di recente va in quella direzione, farle lavorare sotto il controllo libico”.
Quali punti restano critici?
Il piano di per sé potrebbe funzionare ma ho due dubbi a riguardo. Il primo, le tempistiche, nell’articolo del corriere (di un mese fa circa) si parlava di 18 mesi prima che diventasse operativo; sono troppi per il numero di persone che arriva. Il processo va accelerato. Il secondo: la volontà o meno delle Ong di riportare i migranti in Libia una volta venuta meno la scusa del coordinamento italiano; ritengo questo il momento della verità per le Ong: chi è nel Mediterraneo solo per ”salvare vite” come sostenuto allora non farà problemi; chi vuole anche il trasporto in Italia allora non sta semplicemente salvando vite; in quel caso sta facendo anche traffico di persone. Molto dipenderà anche da quale governo si troverà a fronteggiare questa eventualità.
Secondo lei perché l’Europa si è dimostrata sorda nei confronti del problema delle migrazioni in Italia? E quali sono, invece, le responsabilità del nostro Paese?
La grande pecca della politica italiana è quella di insistere che la soluzione ”deve essere europea” dopo che i vari governi Monti e Letta hanno optato per la politica di ”confini aperti”. Chiedere solidarietà mentre si continua con una politica fallimentare è un modo per imporre le proprie scelte ad altri e puntualmente nessuno accetta. La stampa se la prende spesso con i paesi del blocco Visegrad [Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia, Ndr.], ma per esempio il governo svizzero finanzia Moas e poi mette le guardie al confine italiano per bloccare quegli stessi migranti che Moas porta in Italia. Allo stesso modo, molte Ong sono tedesche e la Germania insiste con la Svizzera per controllare i confini.
L’Austria minaccia di mettere l’esercito. Spagna e Francia dicono no alle navi Ong nei loro porti. Lo stesso Macron ha ricordato che l’80% degli arrivi non sono rifugiati ma illegali che l’Italia deve rimpatriare. Finché l’Italia non è in grado di controllare i propri confini e fare rimpatri come dovrebbe, nessuno vorrà partecipare a questa follia, perché servirebbe solo a giustificarla ed alimentarla.