Ennesima tragedia è quella che si è consumata venerdì quando un gommone è naufragato nel mar Mediterraneo a circa 80 chilometri a est di Tripoli, in Libia. Fanno discuter el parole del ministro dell’Interno Matteo Salvini che punta il dito contro le Ong.
“E’ strano che quando tornano le Ong davanti alla Libia ripartono i barconi. Guarda caso. Più ne partono e più ne muoiono, l’unico modo per salvare le vite è mettere in galera tutti gli scafisti. Va bene permettere l’arrivo di chi scappa davvero dalla guerra, ma gli scafisti devono avere la certezza che i porti italiani rimangono e rimarranno chiusi. E’ l’unico modo per salvare vite umane. Guarda caso l’anno scorso, quando c’era al governo il Pd ne sono arrivati di più. Da quando sono al governo ne sono arrivati di meno e ne sono morti di meno, l’obiettivo è arrivare a quota zero”.
Quello che sostiene il vicepremier leghista è che le Ong facciano “pull factor”, ovvero incentivino le partenze dalla Libia. A confutare però la tesi di Salvini è, come riporta Il Post, un ricercatore dell’ISPI (Italian Institute for Internationale political studies) Matteo Villa, esperto di immigrazione che, sulla base di alcuni dati raccolti da IOM, UNHCR e Guardia Costiera Italiana, sulle partenze dalla Libia e i salvataggi delle ONG nel lasso di tempo tra il 2014 e il 2018, parla di linee leggermente positive ma non del tutto significative.