Società

Migranti, governo non firma Global Compact: cosa rischia l’Italia

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Ricalcando la decisione della Svizzera, il governo italiano non firmerà il ‘Global Compact for Migration’ finché non sarà il Parlamento a esprimersi. Ad annunciarlo alla Camera bruciando sul tempo il premier Conte è il ministro dell’Interno Matteo Salvini.

“La sinistra – ha detto il titolare del Viminale in aula – si lamenta da ore che il governo tolga spazio di espressione, di discussione, di confronto, di partecipazione e di dialogo al Parlamento. Cosa farà il governo sul Global Compact? Farà come la Svizzera, che ha fatto una scelta di democrazia e cambiamento: ha detto fermi tutti. Il governo italiano non andrà a Marrakech, non firmerà nulla. Il dibattito è così importante che non può essere questa solo una scelta del governo. Deve essere il Parlamento a discutere del Global Compact”. “E’ una scelta, noi – ha aggiunto – avremmo potuto fare le scelte che hanno fatto altri governi prima del nostro. A differenza di qualcun altro che ha messo decine e decine di fiducie senza far parlare nessuno, su questo lascerà che sia il Parlamento a pronunciarsi. Se poi a voi non interessa è un vostro problema: Lega, Fdi, M5S e Fi ne discuteranno. Se voi siete ostili a questo approccio il problema è solo del Pd“, ha concluso Salvini.

Poco dopo l’intervento di Salvini, la conferma arriva nella nota del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

“Il Global Migration Compact – si legge – è un documento che pone temi e questioni diffusamente sentiti anche dai cittadini: riteniamo opportuno, pertanto, parlamentarizzare il dibattito e rimettere le scelte definitive all’esito di tale discussione, come pure è stato deciso dalla Svizzera. A Marrakech, quindi, il Governo non parteciperà, riservandosi di aderire o meno al documento solo quando il Parlamento si sarà pronunciato”.

Oltre a Salvini, altri esponenti leghisti di primo piano si sono dissociati dall’accordo e hanno prospettato con la sua ratifica il rischio di una “immigrazione incontrollata”. Il M5S sembra invece su una posizione diversa, o almeno lo era sicuramente a fine settembre: quando all’Onu il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano si era espresso convintamente a favore del Global Compact.

Il ‘Global Compact for Migration’, lanciato dall’Onu nel settembre 2016, che dovrebbe essere adottato entro l’anno, ha lo scopo di garantire a livello internazionale “una migrazione sicura, ordinata e regolare”.

Non è vincolante: fra i 23 obiettivi che si pone ci sono molte norme già previste dal diritto internazionale, come “affrontare e ridurre le vulnerabilità dei migranti”, “combattere il traffico degli esseri umani”, e così via. Già in premessa, nel documento preparatorio, sottolinea che in situazioni di viaggi lunghi, costellati di abusi e violenze, risulta difficile “una distinzione netta tra rifugiati e migranti economici”.

Accanto a questi obiettivi ci sono diversi incoraggiamenti a una maggiore cooperazione fra gli stati per gestire meglio il fenomeno migratorio, e qualche proposta più politica, come l’apertura di vie legali per l’immigrazione.

Supportato con forza da Barack Obama, appoggiato da Paolo Gentiloni, ma già respinto da Donald Trump e dai paesi di Visegrad, il Global compact mira all‘individuazione di procedure e alla definizione di impegni condivisi da parte della comunità internazionale sull’emergenza immigrazione. La maggior parte dei paesi europei, anche quelli più interessati dai flussi migratori come Francia e Germania, hanno annunciato che firmeranno il documento.