ROMA (WSI) – Mentre il volume degli sbarchi dei migranti nel nostro Paese ritorna ai ritmi dell’anno scorso, i tanto attesi segnali di cambiamento da parte dell’Europa, attraverso la ripartizione a quote e la revisione del Trattato di Dublino, stentano a decollare.
Dal primo gennaio al 26 maggio di quest’anno gli arrivi in Italia sono stati 40.495, senza includere le migliaia di disperati che nelle ultime ore sono stati salvati dai nostri militari nel canale di Sicilia. Il dato più preoccupante fra quelli disponibili dal Viminale è che la capacità d’accoglienza delle strutture italiane, pari a 160mila posti, potrebbe essere facilmente superata in estate, visto che sono già 115.548 i migranti ospitati, al 26 maggio.
Dei ricollocamenti previsti dal piano Juncker, nel frattempo, si è visto molto poco: sono appena 615 i migranti trasferiti in altri Paesi dell’Unione Europea; meno di quelli che vengono rispediti in Italia (un migliaio negli ultimi nove mesi) a causa del Trattato di Dublino attuale, che impone al Paese di primo arrivo l’obbligo di registrazione ed accoglienza per i richiedenti asilo.
Non è tutto, anche se venisse adottata la proposta di riforma del Trattato di Dublino avanzata dalla Commissione europea (che ripartisce i migranti sulla base del Pil e della popolazione del Paese ospitante) gli effetti per l’Italia non sarebbero quelli sperati.
Come emerge da una simulazione del ministero dell’Interno, il “nuovo Dublino” imporrebbe all’Italia l’accoglienza di almeno 190mila profughi di primo ingresso, mentre la ripartizione scatterebbe dopo 231mila rifugiati. Tenendo conto della capacità di accoglienza attuale di 160mila unità, non c’è da sperare che gli oneri della crisi dei migranti siano destinati a diminuire.