La firma del Memorandum of understanding fra Italia e Cina, prevista entro il 24 marzo, ha scatenato le critiche da parte del Segretario di Stato Usa, Mike Pompeo. L’uomo dell’amministrazione Trump ritiene che l’Italia dovrebbe sottoscrivere accordi “nel rispetto della sovranità” e assicurando i principi di equità del mercato. In precedenza, fonti del governo italiano avevano precisato che l’accordo non sarebbe stato vincolante, e, di fatto, “una scatola vuota”. “Ci preoccupano l’opacità e la sostenibilità della Belt and Road Initiative (Bri)”, ha detto Pompeo, consigliando all’Italia “fare attenzione”.
Il progetto in questione il complesso di infrastrutture battezzato come Nuova via della seta (o Belt and Road initiative) il cui scopo è estendere l’influenza della Cina integrando maggiormente il commercio con Asia, Africa ed Europa – seguendo un percorso che ricalca la vecchia via della seta. Vari analisti vedono la Bri come il tentativo di stabilire un nuovo modello per la globalizzazione, con regole favorevoli alla Cina.
“Anche nelle economie sviluppate gli investimenti diretti statali possono essere caratterizzati da corruzione e non mettere al primo posto lo sviluppo economico generale. Non bisogna ignorare che il vero nodo che la Bri presenta nella sua attuale forma poco chiara e asimmetrica è il fatto che il progetto comprenda set di standard e principi differenti”, ha detto all’Agi un portavoce del Segretario di stato.
“Credo si sia creata un po’ di confusione attorno a questa cosa” aveva commentato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in merito alle polemiche sulla firma del Mou, “nessuna regola commerciale ed economica viene cambiata e non sarebbe nemmeno nella possibilità italiana, visto che il commercio internazionale è una competenza europea. Credo che sia una tempesta in un bicchier d’acqua”.