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Milano “Caput mundi”: i nuovi locali della gastronomia di tendenza

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Ecco la lista dei nuovi locali di tendenza a Milano per cenare o pranzare assolutamente da conoscere

di Guido Bernardi

L’immagine di Milano, “gastronomicamente” parlando, è mutata rapidamente negli ultimi anni.  Si è passati da risotto e cotoletta a sushi e sashimi, a poke e tzatziki.

E i dati confermano questa forte tendenza all’internazionalizzazione del cibo.

Cinesi e Giapponesi  erano già presenti sulla piazza gastronomica da molti anni, ma ora abbondano Peruviani e Greci, Libanesi e Indiani, Coreani e Russi. Sulle circa 15mila imprese straniere che si occupano di cibo in Italia, ben 2mila sono a Milano e un Milanese su 3 mangia etnico una quindicina di volte all’anno.

Ecco qualche buon indirizzo

Ronin (via Alfieri 17.Tel. +39 02 89367101 https://www.houseofronin.it/ )

È l’ultimo nato e certo il più “eminente” dei ristoranti etnici di Milano; anche se definirlo etnico è certo limitativo. Ronin è fusion per eccellenza, con una matrice giapponese ma con l’immissione sia dal punto di vista dell’ambiente che della cucina, di varie influenze e “contaminazioni”. La bella palazzina liberty di piazza Morselli ospita ristoranti differenti sui vari piani, food and spirits, musica, interior design, cultura italiana e giapponese, arte, moda, tutto questo è Ronin.

Il locale si sviluppa su tre piani con altrettante proposte di ambiente e gastronomiche; la matrice è sempre nippo-internazionale ma con notevoli differenze sia nello stile architettonico, dl servizio e della cucina.

Al piano terra c’è il Piccolo Ronin, Izakaya (osteria), dove vengono serviti vari assaggi in un’atmosfera giovanile e molto vivace; c’è anche il Listening Bar con una collezione di rari vinili. Qui i prezzi sono molto contenuti.

Al primo piano Robatayaki è un po’ il cuore, per ora, di Ronin. Un ristorante dall’aspetto relativamente classico ma con angoli “intriganti” per luci e arredamenti. Qui lo chef Luigi Nastri prepara su un barbecue in stile giapponese piatti come la ventresca di tonno o le reali di manzo canadese. Un piatto simbolo è il risotto con anguilla laccata alla robato e mandarino. Il servizio è ottimo, discreto, efficiente; la musica un “contorno” immancabile.

Il secondo piano è forse il più originale del locale: qui quattro salette private con schermi e microfoni sono il regno del karaoke; c’è il piccolo bar Madame Cheng, intimo, raccolto, regno di liquori e bevande giapponesi; in una sala contigua  il piccolo ristorante Omakase che sarà la grande novità di Ronin. Intorno ad un banco in pino giapponese siederanno circa 10 ospiti, il menù sarà deciso dallo chef; si parla di grandi nomi della cucina giapponese ma, per ora, non è ancora stato designato il “maestro”

Al terzo piano un “members club” di sapore molto inglese, dove saranno ammessi soci selezionati da “sette samurai” sulla base della loro rilevanza nel settore di provenienza.

Ma se questo è lo schema, ciò che da Ronin sorprende è lo spirito, la vivacità, l’entusiasmo di chi lo frequenta; insolito anzi, forse, unico in un ristorante. Non ci sono siti simili né a Milano né in altre capitali europee.

Prezzo sui 100 euro a testa.

Mu dimsum (Via Aminto Caretto, 3. Tel. 338 358 2658 https://mudimsum.it/it/ )

In via Fabio Filzi, lontano da China Town nello spirito e nel servizio, in una zona di Milano in decisa crescita, c’è questo ristorante cinese che si distingue dalla media per qualità dell’ambiente, del servizio e della cucina.

In un’ampia sala ben areata, con grandi vetrate, tavoli ben distanziati e ben apparecchiati, si gustano piatti della tradizione cantonese come, appunto, i dim sum, lontani parenti, più nell’apparenza che nella sostanza, dei nostri ravioli: tra quelli cotti a vapore, ci sono gli Har Gao, ripieni di gamberi, gli Shao Mai, con pasta all’uovo, pollo, funghi e gamberi o i Mezzaluna nel bosco, con ripieno di funghi e tartufo. E poi un’ottima trippa di manzo, le puntine di maiale, il manzo al pepe al profumo di tartufo o l’astice affumicato al pepe rosa, su un battuto di granchio, gamberetti essiccati e carote. Vastissima la scelta di tè e buona la carta dei vini. Sui 55 euro a testa.

Mitù (Via Panfilo Castaldi, 28. Tel. 02 4940 4925 https://mitu-restaurant.com/ )

Dall’estremo oriente passiamo “all’estremo occidente”, andiamo in Colombia; entrando nel locale ci si sente subito in un altro mondo; l’arredamento con il giardino verticale di piante e le lampade di paglia, gli arredi dell’artigianato colombiano, le maschere carnevalesche, danno la sensazione di trovarsi in un altro mondo, ai limiti della selva.

Tra i piatti, che privilegiano ingredienti esotici e frutta e verdura, ci sono i ceviche, le tapas, la grenodillaleche di tigre e anacardi.

Il tono è quello di un locale ricercato e curato; del resto il team alla “base” del locale è di tutto rispetto: Ivan Cordoba, il patron, è un “grande” della nazionale di calcio colombiano; il consulente per il menù è Olivero Clavijo, del famoso Chato di Bogotà, lo chef l’ottimo José Narbona Rodriguez. Qui si respira l’aria di una terra “caliente”, luminosa e “saporita”.

Pacifico (Via della Moscova, 29. Tel. 02 8724 4737 https://wearepacifico.it/ ) è un po’ l’esempio della “riqualificazione” della cucina esotica a Milano. Nelle quattro sale sapientemente disegnate e arredate, si serve una cucina fusion nippo-peruviana; piatti come il ceviche, il taco croccante, il langostino meloso, il carpaccio di tonno e il cheesecake al mango; la clientela è giovane, elegante, vivace. Molto piacevole lo spazio esterno e ottimo l’indirizzo tra via della Moscova e san Marco.

Rimanendo in Perù, è da provare Caral (via Marghera, 24. Tel. 389 885 6866  http://www.caral.it/ ), anche qui viene proposta la cucina nikkei, combinazione di cucina giapponese e peruviana. Vivace e colorato il locale.

Sempre in sud America, Don Juan (via Altaguardia, 2. Tel. 02 5843 0805 http://www.ristorantedonjuan.com/ ) è di cucina argentina: ovviamente la carne alla griglia la fa da principe ma non mancano ottime empanadas e dolci. Nella zona di Porta Romana

Siamo in Brasile a Oficina do Sabor (via Gaetana Agnesi, 17. Tel. 02 5830 4965  http://www.oficinadosabor.it/ ). Qui tra arredi semplici e quadri coloratissimi, in un locale frizzante, si mangiano churrasco e piatti brasiliani: magneca de peixe, picanha, fejoada.

Trasferendosi in estremo oriente, bisogna segnalare il coreano Ginmi (Via Giovanni Paisiello, 7. Tel. 02 2951 6394   https://ginmi.eatbu.com/). Qui, in un’atmosfera intima, fra luci soffuse e arredi essenziali, si gusta non solo il famoso Kimchi, ma anche piatti come gnocchi di riso, pollo fritto.

Siamo nelle Filippine allo Yum (Viale Coni Zugna, 44. Tel. 328 095 2704), raro esempio della cucina di questo paese che in Inghilterra o negli USA sta incontrando grande favore; da provare i pansit, noodles di riso in varie ricette.

E infine cambiamo del tutto latitudine e andiamo in Russia, alla Veranda di via Bezzecca, 6 (tel. 02 3998 0378  https://ristorante-veranda.it/). In un locale semplice Lilia Kapris propone la cucina del suo paese: quali la solyanka, una zuppa tradizionale con carne e salumi affumicati o i bliny con salmone. Non può mancare un ottimo caviale e vodka da intenditori.