Scarsi movimenti sull’azionario del Vecchio Continente, che preferisce attendere eventuali novità dai meeting di politica monetaria della Banca centrale europea e della Bank of England.
Ma nel frattempo, Piazza Affari continua a puntare verso l’alto, dopo un avvio cauto e si conferma il miglior listino europeo. Da segnalare sul Ftse Mib i titoli migliori che si confermano Tenaris (+2,89%), Parmalat (+1,99%), Banco Popolare (+1,76%) e Banca Popolare di Milano (+1,56%). Quest’ultima guadagna sulla scia di indiscrezioni stampa relative ai pretendenti per il bancassurance. Molto più in sottotono Fiat (+0,27%), nonostante la decisione di Credit Suisse di alzare il prezzo obiettivo a 10,5 da 9 euro. In denaro Unicredit (+0,82%), nel giorno in cui i vertici dell’istituto si recheranno in Bankitalia.
Prosegue il rally di Tiscali, dopo l’exploit della vigilia in attesa di un possibile accordo con la cinese ZTE per la nuova rete in fibra ottica in Sardegna. Torna a correre Fiera Milano, dopo le prese di beneficio di stamane sul balzo di oltre il 17% messo a segno la vigilia.
Guardando al resto dell’Europa, i listini virano in territorio positivo, sebbene con molta poca convinzione. D’altronde dai mercati americani le indicazioni che arrivano non solo molto confortanti: il contratto sul Dow Jones sale di appena 8 punti, quello sul Nasdaq cede 0,75 punti e quello sullo S&P 500 cresce solo di 1,20 punti.
Sui meeting di Bce e BoE, l’esito in materia di tassi (fermi all’1% per la BCE e allo 0,5% per il BoE) è scontato; gli investitori sperano però di capire se e quando la Bce procederà all’exit strategy. In realtà, le autorità hanno già anticipato che ogni operazione straordinaria sulla liquidità verrà eventualmente modificata dopo l’inizio del nuovo anno; ma secondo rumors di stampa stanno cominciando a crearsi fratture tra i membri del consiglio direttivo sulle tempistiche. Anche per quanto riguarda la Bank of England continuano a circolare rumors sempre più insistenti relativa ad una possibile ripresa di misure di quantitative easing.
Il sentiment in generale è all’insegna dell’attendismo e della cautela anche per le performance poco confortanti di Tokyo e Wall Street.
Non frena la sua corsa invece l’oro, che supera anche la soglia dei 1.360 dollari all’oncia: al mercato di New York le quotazioni toccano il picco di 1.366 dollari. A rendere tanto appetibile il prezioso metallo una serie di fattori, quali l’attuale debolezza del dollaro ma anche le incertezze sul futuro.
E sul fronte valutario, vola sempre più in alto anche la divisa di eurolandia, con quotazioni ormai prossime alla soglia degli 1,40 dollari. Il cross eur/usd ha sfondato al rialzo ieri gli 1,39 sulle incertezze per la ripresa economia americana, dopo il deludente dato sugli occupati Adp e la revisione al ribasso delle stime del Pil Usa da parte dell’Fmi. Poi, questa mattina, la moneta unica ha toccato il nuovo massimo degli ultimi otto mesi e mezzo a 1,3899 dollari, attestandosi anche ai valori più alti degli ultimi 5 mesi verso la sterlina a quota 87,80 pence.
Ancora una volta, gli investitori prendono così d’assalto il dollaro, scommettendo su nuove misure di quantitative easing della Fed: il risultato è che il biglietto verde scende anche al minimo da 15 anni sullo yen a quota 82,62, vanificando per l’ennesima volta tutti gli sforzi della povera Banca del Giappone.
L’euro continua così imperterrito a salire ignorando anche la decisione di Fitch di tagliare il rating dell’Irlanda. In generale, ormai si parla di una vera e propria guerra valutaria , che sarebbe stata innescata da un “colpevole” ben noto a tutti da tempo: la Cina, che rimane ancorata a uno yuan debole per far lievitare le sue esportazioni e che così facendo lascia a bocca asciutta chi vede la propria valuta puntare sempre più verso l’alto.
Dal fronte economico, da segnalare oggi le richieste di sussidi alla disoccupazione provenienti dagli Usa nel primo pomeriggio, che daranno ulteriori indizi sul mercato del lavoro Usa: ma la vera e propria prova del nove arriverà però domani, con la pubblicazione del rapporto sull’occupazione Usa di settembre.
Infine, da un rapporto pubblicato da Citi si evince che la banca rimane ottimista sulla performance dei mercati azionari globali e ha un giudizio overweight non solo sui mercati emergenti, ma anche sull’Europa e il Giappone. Riguardo invece ai settori su cui investire, l’istituto propende per i ciclici, ma è underweight sui finanziari.