“Uovo di Colombo” per il suo inventore, bomba a orologeria in grado di spaccare in due l’area euro, per i critici. I mini-Bot sono sulla bocca di tutti, ma se ne parlava già in campagna elettorale, quando il centro destra batteva la bandiera della moneta parallela per aggirare i trattati europei. Su un solo aspetto sono concordi tutti, fautori e detrattori: in un primo momento farà aumentare ancora il debito pubblico.
Il Trattato di Lisbona, all’articolo 106, dice chiaramente che soltanto la Bce può stampare denaro. L’emissione di mini-Bot, chiamati mini perché di piccolo taglio, dai 5 ai 100 euro, equivarrebbe alla messa in circolazione di una moneta alternativa all’euro, una “quasi moneta parallela”, come la definisce il Financial Times. Si tratta di titoli, ma potrebbero essere utilizzati come mezzo di pagamento, pertanto possono essere definiti moneta.
Il dizionario Treccani d’altronde definisce la moneta qualsiasi cosa che “funge da intermediario degli scambi e da comune misura dei valori”. Inizialmente i mini-Bot, che secondo l’economista della Lega Claudio Borghi sarebbero emessi in quantità pari a 70 miliardi, verrebbero usati per saldare i debiti della Pubblica Amministrazione, che ammontano a 64 miliardi secondo le ultime stime a disposizione.
I mini-Bot sono titoli del Tesoro che non pagano interessi e che verrebbero destinati a imprese e cittadini e che come garanzia offrono le entrate fiscali future dello Stato. Potrebbero essere usati anche per pagare le tasse o comprare servizi e beni offerti dallo Stato, come per esempio, la benzina alle stazioni controllate da ENI, società partecipata.
Borghi è convinto che le caratteristiche di questa iniziativa, “la vera bomba del programma” di cui “nessuno si è accordo”, convincerà famiglie e aziende italiane ad accettare mini-Bot. Anche con il rischio che, con esito paradossale, perdano valore nel caso in cui l’Italia venga cacciata o decida di uscire dall’area euro.
Borghi sostiene anche che con la misura l’Italia non sarebbe più dipendente dalla Bce. Anche se chiudesse i rubinetti della liquidità, lo Stato sarebbe così sempre in grado di emettere i suoi mini-Bot per favorire le attività finanziarie e creditizie.
In realtà ci sono dei rischi, primo fra tutti il fatto che ad approfittare dei titoli, che sono scambiati peer-to-peer, senza dover passare da intermediari, siano gli attori del mercato in nero e della criminalità. Oltre ad aggirare i vincoli di Bilancio e le altre norme di rigore vigenti nell’Unione Europea, infatti, i mini-Bot non saranno soggetti ai limiti di 3 mila euro imposti dal governo sulle transazioni di denaro.
Il professore dell’Università della Bocconi Perotti, tuttavia, avvertiva su Reuters già alla fine dell’anno scorso, che Borghi non tiene conto di un impatto negativo che i mini-Bot avrebbero: “Incrementerebbero il debito pubblico, Bruxelles si opporrà e, specialmente se viene fatto su grande scala, renderà sempre più probabile l’uscita dell’Italia dall’area euro“.
Mini-Bot: una ‘bomba’, comunque la si voglia vedere
Anche gli economisti che sono a favore dell’iniziativa, ammettono che è destinata ad aumentare il fardello già molto pesante del debito pubblico. Il passivo statale è al momento pari al 132% del Pil annuale. Il valore netto è il secondo più alto in Eurozona dopo la Grecia, un altro paese che aveva tentato di testare un esperimento simile di “quasi moneta parallela” come la definisce il Financial Times.
I fautori della proposta, sostengono che presto questa conseguenza negativa sul debito, verrà controbilanciata dall’impatto positivo che avrà sulla crescita economica. Di crescita l’Italia, che per vent’anni ha registrato espansioni del PIL da prefisso telefonico ne avrebbe disperato bisogno. Rimane da vedere se quella di Borghi sia la strada giusta da seguire.
Lui ne è fermamente convinto: “Al contrario di quanto promesso da Renzi, noi li pagheremo i debiti PA con questi titoli di Stato commerciabili”. Così “mettiamo i soldi in tasca alla gente”, dice in un’intervista al quotidiano La Verità. “”Hai un credito Iva? Il fisco ti deve dei soldi? Non sei ancora riuscito a incassare gli importi che ti spettano per le ristrutturazioni che hai fatto? Sei una delle tantissime imprese che vantano crediti per lo Stato?”.
Per Borghi i mini-Bot sono “la bomba del programma, ma non se ne è accorto nessuno”. Con questo sistema “mettiamo soldi nelle tasche degli Italiani pagando i debiti dello Stato. È l’uovo di Colombo”. Secondo alcuni commentatori stranieri si tratta però di un altro tipo di bomba. I mini-Bot, emessi in euro, vivono nel paradosso che se un giorno l’Italia dovesse uscire dall’area euro, una volta liberi di scambiare sul mercato “staccati” dall’euro, quei titoli varranno probabilmente molto meno.
Il Financial Times stima che i mini-Bot – si chiamano così perché di piccolo taglio, dai 5 ai 100 euro – siano una bomba a orologeria pronta a esplodere sotto la sedia dell’Eurozona. Con l’arrivo di una proposta del genere o se ne va la Germania o l’Italia. Nel senso che l’uno o l’altro paese sono destinati a dire addio all’Eurozona.
Il concetto dei titoli denominati in euro è che non paghino interessi, che siano stampati dallo Stato e che siano garantiti dalle entrate fiscali del paese emittente. I privati non saranno costretti ad accettare i mini-Bot come pagamento. Il titolo mini-Bot potrebbe essere usato per ripianare debiti con il fisco o per pagare entità del settore pubblico. Il primo obiettivo sembra che sia quello di appianare i debiti commerciali della Pubblica Amministrazione, che si stima ammontino a 64 miliardi di euro.
Mini-Bot: moneta parallela? No, “come i ticket restaurant”
Alla luce di queste considerazioni, i mini-Bot possono essere considerati una forma di moneta parallela, nonostante Lega e M5S neghino che si tratti di questo. “E chi lo dice, scusi?”, risponde Borghi nell’intervista al La Verità. “Già adesso esistono forme di controvalore che i cittadini scambiano e impegnano, normalmente, nella vita di tutti i giorni. Ad esempio, cos’è un ticket restaurant, se non un titolo garantito con cui si possono comprare delle cose?”.
Di fatto è un sistema per incrementare il debito nazionale senza che venga iscritto a bilancio. I due partiti euro scettici hanno promesso di attenersi agli accordi stretti con il trattato Ue fondatore di Lisbona, ma i mini-Bot sono in violazione dell’articolo 106, che dice che solo la Bce può emettere la moneta unica.
Nell’idea di Lega e M5S, i mini-Bot sono un modo semplice per creare un registro trasferibile di future entrate fiscali, garantito quindi dallo Stato. Dal momento che non si tratta di moneta ufficiale, i pagamenti di questo tipo non saranno nemmeno soggetti al limite delle transazioni in contanti di 3mila euro. I mini-BoT rischiano pertanto di favorire le attività illecite e il mercato in nero.
Casi di esperimenti simili, volti ad aggirare i vincoli di bilancio, si sono già visti in California nel 2001 e a Buenos Aires durante la crisi dell’Argentina nel 2001-2002 che poi ha portato al default del debito del paese. Anche in Grecia l’allora ministro dell’Economia Yanis Varoufakis propose una sorta di “pagamento pubblico digitale“, che sarebbe stato garantito dalle future entrate fiscali. Nessuno di questi strumenti, tuttavia, veniva “stampato” come nel caso dei mini-Bot.
Secondo John Dizard del Financial Times a trarre vantaggio dell’iniziativa non saranno i giovani senza lavoro, bensì coloro i quali compreranno i mini-Bot a un tasso di sconto del 20-30%, come pensionati e creditori statali. Potrebbero rivendere il titolo (la “quasi moneta parallela” come la definisce l’editorialista) agli acquirenti di beni, titoli finanziari e servizi italiani.
“Se i mini-Bot vengono introdotti su grande scala, i problemi politici che creeranno in Europa costringeranno una tra Italia e Germania a uscire dall’euro“. E “dopo aver recato danni, alla fine lo schema dei mini-bot verrà abbandonato”.