(9Colonne) – Roma, 20 feb – Dal 24 febbraio al 4 marzo una trentina di editori italiani visiteranno le principali librerie di Pechino e incontreranno i colleghi orientali, quali rappresentanti di tutta la filiera, per avviare relazioni più strette dopo l’interesse dimostrato da questi nelle recenti Fiere internazionali del Libro. Si tratta di un’occasione irripetibile per l’editoria italiana, se si pensa che dopo l’adesione della Cina al Wto, nel 2001, e la sua conseguente apertura a livello mondiale; il mercato di lingua cinese è diventato il secondo per numero di cessione di diritti, dopo quello di lingua inglese, per Paesi come Francia e Germania. Un mercato enorme, a cui vendere diritti e in cui i libri di testo (scolastici e universitari) costituiscono quasi il 50% della produzione editoriale e in cui il segmento dei libri per l’infanzia (sono 200milioni i piccoli lettori cinesi) copre il 20% del totale del business del copyright dei libri. L’Italia vuole colmare il gap che ad oggi non le permette di comparire tra i principali fornitori della Cina, nella classifica dell’import-export di copyright. Una graduatoria in cui Stati Uniti e Regno Unito si dividono il 60% del mercato, seguiti da Taiwan, Giappone, Corea e Germania.