Si dà ormai per scontato il via libera dei soci di Euronext all’offerta da 14 miliardi di dollari del New York Stock Exchange, per dare vita al più grande e liquido mercato azionario del mondo sull’inedito asse transatlantico tra Europa e Stati Uniti. Il termine d’adesione all’Opa scade alla mezzanotte di due giorni fa, ora di Parigi, ma dalle prime indiscrezioni e in attesa comunque dei risultati ufficiali (che difficilmente potrebbero riservare sorprese) l’operazione sarebbe andata a buon fine. “Circa il 99 per cento dei soci ha votato a favore della fusione tra le due società – osserva Elie-Laurent Darwish, analista di Bnp Paribas – e appare quindi del tutto improbabile una bocciatura del progetto. Gli azionisti inglesi e statunitensi di Euronext (che riunisce i mercati di Parigi, Amsterdan, Bruxelles, Lisbona e il Liffe di Londra, ndr) hanno l’occasione di incassare laute plusvalenze dalla vendite dei titoli in portafoglio”. In cambio di ciascuna azione conferita, i soci del listino paneuropeo riceveranno 21,32 euro e 0,98 azioni Nyse di nuova emissione, contribuendo a dar vita a un colosso – sotto la guida dell’attuale numero uno di Nyse Group, John Thain – frutto della più grande integrazione tra Borse transoceaniche mai fatta fino ad ora: Nyse-Euronext, la nuova società-mercato, avrà una capitalizzazione aggregata di quasi 30 miliardi di dollari, con un valore delle compagnie quotate di 26mila miliardi e con scambi giornalieri per 100 miliardi di dollari. Risparmi all’anno stimati in 275 milioni, grazie alla piattaforma operativa comune, con la previsione di un periodo d’integrazione di almeno dodici mesi, mentre il board, a conferma della fusione tra pari, vedrà undici rappresentanti europei e undici americani. Quanto ai titoli Nyse-Euronext, la previsione è che possano essere trattati a Wall Street dal prossimo 4 aprile. Per il via libera all’operazione, quanto al delicato e a lungo discusso profilo regolamentare, ogni mercato continuerà a operare sotto le rispettive autorità di vigilanza, mentre le compagnie europee non dovranno rispettare le rigide norme contabili previste dalla Sarbanex-Oxley, la legge antiscandali introdotta negli Usa dopo i crac Enron e WorldCom. Il nuovo gruppo, che avrà anche la Borsa di Tokyo come alleata e un piede in India (dopo che il Nyse rileva una quota nella Borsa di Mumbay), segna una accelerazione sul fronte del consolidamento delle piazze finanziarie internazionali. Il Nasdaq manca l’assalto da 5,3 miliardi al London Stock Exchange, mentre Deutsche Boerse e Borsa Italiana devono ancora decidere sul proprio futuro. In movimento anche i mercati dei derivati: InterContinental Exchange (Ice), la piattaforma elettronica di Atlanta che controlla il 45 per cento degli scambi dei future sul petrolio, presenta a sorpresa un’offerta non sollecitata per l’acquisto del Chicago Board of Trade (Cbot) da 9,9 miliardi di dollari. Tutto questo mentre il Cbot, a sua volta, sta per convolare a giuste nozze con il Chicago Mercantile Exchange per dare vita a un’unico mercato a Chicago dei derivati. Il Cme presenta una proposta basata su un corrispettivo in azioni e contanti da 8,8 miliardi di dollari, su cui i soci del Cbot dovranno pronunciarsi il prossimo 4 aprile.